(ANSA) - ROMA, 17 SET - Diversi nel modo di ammalarsi di
Covid-19, uomini e donne sono diversi anche nel modo di
rispondere ai vaccini contro il Sars-COV-2. Le seconde, infatti,
rispondono meglio alla vaccinazione, ma vedono anche calare più
velocemente l'effetto. Questo il risultato di uno studio
dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) presentato al Congresso
Internazionale di Medicina di Genere, in corso a Padova.
Per valutare la diversa risposta degli anticorpi anti-Spike
(la proteina che il virus SarsCV2 utilizza per aggredire le
cellule umane) i ricercatori hanno raccolto i dati degli
operatori sanitari, i primi a ricevere il vaccino. Sono stati
esaminati i dati di 136 maschi e 385 femmine, vaccinati con due
dosi che lavorano in un ospedale a Roma.
Per tutti gli individui, i livelli di anticorpi anti-Spike
sono stati misurati a diversi intervalli di tempo: 16 giorni
dopo la seconda dose di vaccino; 77 giorni dopo e 154 giorni
dopo. Ne è emerso che tra 15 e 150 giorni dopo la seconda dose,
il personale sanitario femminile ha mostrato titoli anticorpali
anti-Spike 1,7 volte più alti rispetto ai maschi, quindi la
risposta è stata più elevata nelle donne che negli uomini. Ma
154 giorni dopo la seconda dose i titoli anticorpali anti-Spike
risultavano diminuiti significativamente e hanno raggiunto
livelli simili sia nei lavoratori di sesso maschile che
femminile. Quindi, anche se gli anticorpi diminuiscono in
entrambi i sessi dopo alcuni mesi dal vaccino, di fatto la
diminuzione è più brusca e repentina nelle donne. Inoltre, negli
uomini con livelli plasmatici di testosterone più alti si hanno
titoli di anticorpi anti-S più elevati.
"Le donne - osserva Anna Ruggieri, ricercatrice senior
dell'Iss - sono più immunoreattive, rispondono meglio alle
infezioni, e anche nel Covid-19 è così. Ma c'è un rovescio della
medaglia: le donne sono più interessate da disordini
autoimmunitari, hanno reazioni avverse ai vaccini più frequenti
e di maggiore entità rispetto agli uomini. Mentre coloro che non
sviluppano anticorpi protettivi dopo le vaccinazioni, sono più
spesso di sesso maschile". Saperlo, "può aiutare a mettere in
campo strategie di sorveglianza sanitaria più personalizzate".
(ANSA).