Le diagnosi di Hiv in Italia riprendono a salire: lo scorso anno sono state 1.888, pari al 2% in più rispetto al 2021 e al 34% in più rispetto al 2020. È il secondo aumento consecutivo dopo oltre un decennio di discesa. Il trend risente però dell'esperienza della pandemia e del crollo delle diagnosi registrato nel 2020 (-44% su base annua). Nel complesso, il dato del 2022 risulta del 25% più basso rispetto al 2019 e, rispetto a 10 anni fa, i casi sono più che dimezzati. È questo il quadro che viene fuori dall'aggiornamento della sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids, curato dall'Istituto Superiore di Sanità e pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dell'Aids che si celebra l'1 dicembre.
Secondo il rapporto, lo scorso anno in Italia si è osservata un'incidenza media dell'Hiv pari a 3,2 nuovi casi per 100 mila abitanti, inferiore rispetto a quella osservata tra i Paesi dell'Europa occidentale e dell'Unione Europea (5,1 per 100 mila). Tra le Regioni, nel 2022 i tassi più alti di nuove diagnosi di Hiv sono state registrate in Lazio (4,8 per 100 mila abitanti), Toscana (4,0), Abruzzo (3,9), Campania (3,9). Quasi il 79% delle nuove diagnosi di Hiv ha riguardato i maschi, mentre la principale modalità di contagio sono i rapporti sessuali (43% eterosessuali, 41% MSM). I contagi attribuibili a persone che usano sostanze stupefacenti sono il 4,3%. Cresce il numero di persone che vive con l'Hiv, passato tra il 2012 e il 2021 da 127 mila a 142 mila (+12%).
La situazione in Europa
Nel 2022 nei Paesi dell'Unione Europea e dello spazio economico europeo sono state registrate 22.995, pari a 5,1 diagnosi ogni 100mila abitanti. Si tratta di un brusco aumento - del 30,8% - rispetto al 2021, quando le diagnosi erano state pari a 3,9 ogni 100mila abitanti, anche se i contagi sono in calo del 3,8% rispetto al periodo pre-pandemia. Sono alcuni dati contenuti nel rapporto 'Hiv/Aids surveillance in Europe' redatto dallo European Centre for Disease Prevention and Control e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
"Anche se un aumento delle diagnosi nel 2022 potrebbe sembrare una cosa negativa, è la prova che stiamo andando nella giusta direzione, con molte persone che vivono con l'Hiv maggiormente in grado di accedere ai test, alle cure e ai servizi di supporto di cui hanno bisogno", ha affermato in una nota la direttrice degli Ecdc, Andrea Ammon. Secondo il rapporto, oltre il 90% dei contagi avviene attraverso i rapporti sessuali (46,3% con quelli eterosessuali, il 45,8% con quelli omosessuali); il 5,9% dei contagi è legato all'uso di droghe per via iniettiva.
Si conferma inoltre che molte diagnosi sono tardive: circa il 50% di tutti i nuovi casi al momento della diagnosi ha una conta dei linfociti Cd4 inferiore a 350 per millimetro cubico; la metà di questi, ha livelli inferiori a 200 che indicano un'infezione in stadio avanzato. "Questi dati indicano che le persone si sono infettate molti anni prima, suggerendo problemi di accesso e di adozione del test Hiv per alcuni segmenti della popolazione", si legge nel documento.
Migliora invece la situazione dell'Aids. Nel 2022 sono state 2.349 le diagnosi di Aids, con un tasso di 0,6 diagnosi ogni 100 mila abitanti, che corrisponde alla metà di quello registrato 10 anni fa. Di simile entità la riduzione dei decessi Aids-correlati: nel 2022 sono stati 767, quasi la metà rispetto ai 1.373 del 2013.
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