E' solo dopo un intenso dialogo, una sorta di 'tira e molla' fra i suoi due emisferi, che il cervello decide se scegliere o meno il rischio. E questo che si tratti di giocare a poker o di affrontare il campo di battaglia. Lo indica, sulla rivista dell'Accademia americana di scienze (Pnas), il gruppo della Johns Hopkins University coordinato da Sridevi Sarma e Pierre Sacré.
Quando si scommette, a influire sulla scelta di alzare la posta o fermarsi sono i risultati delle vincite precedenti e i sentimenti legati ad esse, che si sommano. "C'è una propensione che si sviluppa nel tempo e fa vedere il rischio alle persone in modo diverso", osservano i ricercatori. Per capire perché le persone tendono ad affrontare il rischio quando le probabilità sembrano contro e ad evitarlo quando invece le possibilità sono a favore i ricercatori hanno coinvolto in un esperimento i pazienti malati di epilessia ricoverati in una clinica di Cleveland, analizzando la loro attività cerebrale mentre sfidavano il computer in un gioco di carte.
Utilizzando gli elettrodi in precedenza impiantati nel cervello per studiare l'origine delle crisi epilettiche, i ricercatori hanno potuto ricostruire in tempo reale le loro decisioni, scoprendo che le loro scelte dipendevano dalle esperienze passate. "Quando l'emisfero destro ha un'attività ad alta frequenza e devi scommettere, sei spinto a puntare di più. Se invece è più nel lato sinistro, si tende a non rischiare", osserva Sacrè. "I giocatori, prosegue, 'accumulano' tutti i valori delle carte uscite e i risultati passati, ma i ricordi tendono a sbiadire. In altre parole, ciò che succede alla fine influisce di più rispetto a ciò che è successo in precedenza e, sulla base della storia di scommesse di una persona, possiamo prevedere come questa si sentirà al momento di puntare".
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