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Il primo velcro biodegradabile, è ispirato alle piante

Il primo velcro biodegradabile, è ispirato alle piante

Replica i micro-uncini della Galium aparine, la ‘pianta attaccamani’

22 novembre 2021, 10:10

Redazione ANSA

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dispositivo con uncino ancorato a foglia per monitoraggio. Fonte (fonte: IIT) - RIPRODUZIONE RISERVATA

dispositivo con uncino ancorato a foglia per monitoraggio. Fonte (fonte: IIT) - RIPRODUZIONE RISERVATA
dispositivo con uncino ancorato a foglia per monitoraggio. Fonte (fonte: IIT) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Realizzato il primo velcro biodegradabile ispirato alle piante rampicanti. Replica i micro-uncini che si trovano sotto le foglie della Galium aparine, la ‘pianta attaccamani’, e può avere applicazioni in vari ambiti, da cerotto bio-compatibile a sensore intelligente da integrare sulle piante. Il nuovo dispositivo descritto su Nature Communications Materials è stato sviluppato in Italia, da un gruppo di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) guidato da Barbara Mazzolai.

 

 

 

“I nostri studi partono sempre dall’osservazione della natura, cercando di replicare le strategie degli esseri viventi in tecnologie robotiche a basso impatto ambientale”, ha spiegato Mazzolai, Associate Director per la Robotica dell’Iit e responsabile del Bioinspired Soft Robotics Lab. Le piante sono una delle grandi muse del gruppo di ricerca italiano che dopo averne in qualche modo replicato artificialmente lo sviluppo delle radici e la crescita si sono ora concentrati sulle caratteristiche ‘prensili’ di queste piante della famiglia delle Rubiaceae capaci di ancorarsi a moltissimi materiali. A garantire questa capacità sono dei micro uncini presenti sulle foglie che sono stati analizzati in dettaglio e replicati con una stampa 3d ad alta risoluzione. Per identificare la soluzione migliore ricercatori hanno testato vari materiali molto resistenti e con caratteristiche adattabili al tipo di applicazione desiderata, quali per esempio materiali fotosensibili e materiali biodegradabili a base di isomalto, una sostanza simile allo zucchero. “Con questa ultima ricerca – ha aggiunto Mazzolai – abbiamo ulteriormente mostrato che è possibile realizzare soluzioni innovative che non solo hanno l’obiettivo di monitorare lo stato di benessere del nostro pianeta, in particolare le piante, ma che lo facciano senza alterarlo”.

“L’utilizzo di questi microuncini – ha aggiunto Isabella Fiorello, prima autrice dello studio – è versatile e ci ha permesso di ideare diverse applicazioni, oltre che al deposito di un brevetto”: i microuncini possono essere infatti usati per far aderire cerotti e allo stesso tempo essere una sorta di mini aghi per il rilascio di farmaci, ideali per trattare malattie delle piante, oppure una volta integrati su dispositivi elettronici usati per distribuire sensori in ambienti naturali.

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