Sono state origliate per la prima volta le conversazioni che avvengono tra tessuto adiposo e cervello: a trasportare i messaggi sono dei neuroni appena scoperti, che in futuro potrebbero anche essere utilizzati per curare obesità e altre malattie metaboliche come il diabete. La scoperta,
pubblicata sulla rivista Nature, è di un gruppo di ricercatori dello statunitense Scripps Research Institute ed è stata resa possibile da due nuove tecniche che hanno permesso per la prima volta di osservare i neuroni presenti nel tessuto adiposo (molto più difficili da vedere) e capirne il funzionamento.
“La scoperta di questi neuroni suggerisce per la prima volta che il nostro cervello esamini attivamente il nostro grasso, invece di ricevere solo passivamente messaggi al riguardo (come era stato ipotizzato per anni)”, commenta Li Ye, uno degli autori dello studio. “Le implicazioni di questa scoperta sono profonde”.
I ricercatori, guidati da Yu Wang, hanno sviluppato due metodi diversi per riuscire a capire cosa accade tra tessuto adiposo (che immagazzina energia sotto forma di cellule adipose) e cervello. La prima tecnica, chiamata Hybrid, ha permesso di rendere trasparenti i tessuti dei topi usati nello studio, consentendo ai ricercatori di tracciare in modo accurato i percorsi dei neuroni anche all’interno del tessuto adiposo. La seconda nuova metodologia, soprannominata Root, ha permesso invece di distruggere in modo selettivo piccoli gruppi di neuroni, evidenziandone meglio il ruolo e il funzionamento.
“I risultati indicano che non c'è un'unica istruzione valida per tutti che il cervello invia al tessuto adiposo”, spiega ancora Ye: “Ci sono due tipi di neuroni che agiscono come un pedale dell'acceleratore e del freno, spingendo il corpo a bruciare più grassi oppure ad accumularli”.
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