La scoperta delle onde gravitazionali è l'ultimo di una lunga serie di successi della fisica italiana contemporanea. Ancora oggi, infatti, si continuano a raccogliere i frutti della Scuola Italiana di Fisica che, dai tempi del gruppo di Enrico Fermi e dei suoi ragazzi di Via Panisperna, ha collezionato un traguardo dopo l'altro nei settori più diversi della fisica, dall'esplorazione dell'infinitamente piccolo, con la ricerca sulle particelle elementari, allo studio dell'infinitamente grande, con l'astrofisica e la cosmologia.
Da decenni, per esempio, i fisici italiani sono di casa al Cern tramite l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn): uno degli allievi di Fermi, Edoardo Amaldi, è stato tra i fondatori, e ben tre italiani lo hanno diretto: Carlo Rubbia, Enrico Maiani e adesso Fabiola Gianotti. Proprio al Cern Rubbia ha contribuito alla fisica con una scoperta che nel 1984 lo ha portato al Nobel, quella delle particelle Zeta zero: è stata la dimostrazione dell'interazione elettrodebole, frutto dell'unificazione di due delle quattro interazioni fondamentali della natura.
Un altro contributo fondamentale allo studio delle interazioni deboli è venuto da Nicola Cabibbo, che ha portato a formulare l'ipotesi dell'esistenza di almeno tre famiglie di quark Sempre al Cern, Luciano Maiani è stato fra gli ideatori di quello che oggi è il più grande acceleratore del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc) e Fabiola Gianotti è stata fra i protagonisti di un'altra scoperta fondamentale degli ultimi anni, quella del bosone di Higgs, la particella grazie alla quale ogni cosa ha una massa. Hanno una firma italiana anche gli esperimenti condotti nello spazio a caccia della materia oscura e antimateria, come Pamela, Dama e Ams. E sotto la roccia del Gran Sasso, così come dalle profondità del Mediterraneo, esperimenti ideati da italiani all'interno di collaborazioni internazionali danno la caccia alle particelle più sfuggenti dell'universo, i neutrini.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA