L’attuale sistema della divisione in zone si basa su un indice di contagio vecchio di due o tre settimane, che non consente di avere un quadro fedele della situazione e di adottare misure adeguate, rispetto a quanto permettono di fare indici basati su altri criteri di calcolo e che forniscono dati più aggiornati e indicano, per esempio, un valore maggiore di 1 in quattro regioni attualmente in zona gialla e nell’unica in zona bianca. Lo rileva il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook ‘Dati e analisi scientifiche’ e del network di comunicazione della scienza ‘giorgiosestili.it”, citando il Covindex.
Quest’ultimo è un parametro sovrapponibile all'indice Rt e aggiornato sulla base del rapporto fra nuovi casi positivi e tamponi, calcolato da un gruppo di ricercatori specializzati in discipline diverse, dall'informatica all'epidemiologia, e accessibile sul sito CovidTrends. L’analisi del Covindex per regioni indica, per esempio, che delle sei regioni attualmente gialle, quattro hanno un indice di contagio maggiore di 1: sono Puglia (1,07), Lazio (1,05), Sicilia (1,14) e Valle d’Aosta (1,42); la Liguria ha un Covindex pari a 1 e solo la Calabria ha un indice inferiore a 1 (0,97).
Delle nove regioni attualmente in fascia arancione, il Covindex è inferiore a 1 in Umbria (0,90), Abruzzo (0,89) e provincia autonoma di Bolzano (0,90). Sotto 1 anche l’indice in Molise (0,84), una delle due regioni attualmente nella zona rossa.
“C’è un eccessivo ritardo nei dati”, osserva Sestili. “Ieri il Comitato tecnico scientifico si è espresso dicendo che ci sono zone gialle non più compatibili con il nuovo scenario delle varianti, ma questo era già stato detto da molti a metà febbraio e già allora sulla base del Covindex. I dati indicavano Perugia, Chiusi, Pescara e Bolzano come le province in cui si manifestava un aumento dei casi, come hanno poi confermato i dati relativi alla circolazione delle varianti”. Per Sestili è stata già indicata da tempo la necessità di rivedere in un’ottica più restrittiva i 21 parametri su cui si basa il calcolo di Rt, ma solo ieri il Comitato tecnico scientifico si è pronunciato in proposito. Si fa tutto con estremo ritardo – conclude – e quando le terapie intensive sono piene e ormai vicine alla saturazione, come sta accadendo a Brescia”.
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