Svelati i segreti di una lettera sigillata da 300 anni: ripiegata con una complessa tecnica che doveva renderla inviolabile, è stata aperta virtualmente e letta senza provocare danni grazie a uno speciale scanner per la microtomografia ai raggi X sviluppato per studiare la composizione dei denti. Il risultato è pubblicato sulla rivista Nature Communications da un gruppo internazionale di ricerca guidato dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge.
L'antico documento oggetto dello studio appartiene alla 'collezione Brienne', composta da 2.600 lettere mai recapitate, giunte a L'Aia da tutta Europa tra il 1680 e il 1706, e rimaste chiuse all'interno di un baule di proprietà di un lavoratore del servizio postale. A quell'epoca, dato che non era diffuso l'uso delle buste per assicurare che la lettera arrivasse inviolata al destinatario, si usava in alternativa una tecnica di ripiegamento del foglio ('letterlocking') che rappresentava una sorta di crittografia fisica.
Una vera sfida per gli storici, costretti a sezionare i documenti per riuscire ad aprirli e leggerli. Per evitare un intervento così invasivo, i ricercatori del MIT hanno pensato di sfruttare uno scanner per la microtomografia (simile alla tac ma più potente) che i colleghi della Queen Mary University di Londra avevano sviluppato per studiare i minerali contenuti nei denti.
Applicata a una delle lettere dell'archivio, ha permesso di ricostruire il documento in 3D: grazie poi a una serie di algoritmi è stato possibile separare virtualmente i diversi strati del foglio e visualizzare le parole scritte sopra, rese intellegibili dai metalli contenuti nell'inchiostro. E' così emerso che la lettera, datata 31 luglio 1697, era stata inviata da un tale Jacques Sennacques al cugino Pierre Le Pers, mercante francese a L'Aia, per chiedere una copia del certificato di morte di un certo Daniel Le Pers.
“Usare il dispiegamento virtuale per leggere una storia personale che non ha mai visto la luce del giorno, e non ha mai raggiunto il suo destinatario, è davvero straordinario”, commentano i ricercatori.
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