Il broccolo romanesco è un fiore mancato e a questo si deve la sua curiosa forma: il programma genetico che dovrebbe dare l’infiorescenza resta infatti ‘inceppato’ e fa sì che i boccioli continuino a svilupparsi in nuovi gambi in una sorta di reazione a catena che determina il tipico aspetto a frattale, con la stessa geometria che si ripete sempre identica su scale diverse. La dimostrazione, a cavallo tra biologia e matematica, è pubblicata sulla rivista Science da un gruppo internazionale di ricerca, guidato dal Centro nazionale per la ricerca scientifica (CNRS) in Francia, a cui partecipa anche l’Università Statale di Milano.
I ricercatori hanno utilizzato modelli matematici in 3D ed esperimenti in vivo sulle piante per indagare i meccanismi molecolari che portano alla formazione delle cime del broccolo romanesco. Sono così riusciti a identificare tre geni coinvolti nel processo: due bloccano lo sviluppo del fiore a partire dal meristema (il tessuto responsabile della crescita della pianta), innescando la sua trasformazione in gambo senza foglie su cui nascono in continuazione altri germogli come in un effetto domino; il terzo gene, invece, determina la formazione dei piccoli coni che disegnano il frattale. Il meccanismo è stato riprodotto con successo nella pianta più utilizzata nei laboratori di genetica, l’Arabidopsis thaliana, inducendola a sviluppare infiorescenze simili a quelle del broccolo romanesco. Il prossimo passo sarà quello di manipolare i tre geni direttamente nel broccolo.
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