In Italia i fondi pubblici per la ricerca sono diminuiti di 2 miliardi tra il 2007 e il 2016. "Restituire il 'maltolto' è la prima cosa da fare", ha detto all'ANSA Giorgio Parisi, fisico dell'università Sapienza di Roma e presidente della Commissione Ricerca dell'Accademia dei Lincei. I dati sono emersi dal convegno 'Ricerca e Innovazione in Italia e in Europa', organizzato a Roma dall'Accademia dei Lincei.
L'incontro ha preso spunto dai dati del 'Rio country report' sull'Italia, promosso dal Joint Research Centre (Jrc) della Commissione Europea, che analizza ogni anno i problemi e le politiche dei Paesi dell'Ue su ricerca e innovazione.
I dati indicano che la spesa totale per ricerca e sviluppo in Italia è diminuita, passando da 22,1 miliardi di euro nel 2015, l'1.34% del Pil, a 21,6 miliardi del 2016, l'1.29% del Pil. Si sta, quindi, allontanando l'obiettivo d'investire l'1,53% del Pil previsto dal programma di ricerca europeo 'Horizon 2020'.
Le cifre mostrano inoltre come l'Italia sia indietro rispetto a Francia e Germania, dove le percentuali d'investimenti sono, rispettivamente, del 2,22% e del 2,94%.
"Uno dei punti chiave - ha aggiunto Parisi - è favorire l'incontro tra università e ricerca. In Italia, ad esempio, abbiamo un basso livello di brevetti e lo Stato deve essere più attivo nel collegamento tra ricerca industriale e pubblica. Uno dei modi - ha detto Parisi - è istituire un'agenzia nazionale per la ricerca, che possa anche fare da coordinamento tra le regioni e tra i ministeri. C'è un'intera generazione di ricercatori italiani che è andata all'estero e se non si riuscirà a farli tornare - ha concluso - il rischio è che i danni per il Paese diventino irreversibili".
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