Servono azioni concrete contro i pregiudizi perché solo così sarà possibile rompere il soffitto di cristallo: ne sono convinte le donne che hanno aperto la strada in molti campi della scienza, dallo spazio alle ricerche in Antartide, riunite nella Conferenza delle Addette e degli Addetti Scientifici e Spaziali 2023 organizzata nell'Università da Padova dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.
"I dati sono incoraggianti, ma la strada è ancora lunga", ha detto la rettrice dell'Università di Padova, Daniela Mapelli, citando il 32% di donne iscritte ai corsi scientifici nel suo ateneo. "Se le materie scientifiche si tingono di rosa, è un vantaggio per il sistema Paese", ha osservato.
C'è ancora molto da fare anche secondo Amalia Ercoli Finzi, prima donna italiana laureata in ingegneria aeronautica e poi passata allo spazio. Felice della scelta che l'ha portata a essere una delle cinque ragazze iscritte al Politecnico di Milano, su oltre 650 uomini, Ercoli Finzi è convinta che "se una donna vuole fare l'ingegnere deve poterlo fare, come è consentito agli uomini di farlo con serenità" e che "scienza e innovazione siano una questione di genere perché le donne sono più brave degli uomini". Il cambiamento e' difficile, ma possibile, e va fatto insieme agli uomini. "Gli uomini devono rendersi conto che il contributo delle donne e' anche a loro vantaggio, non e' una competizione", ha detto ancora Ercoli Finzi. "E' anche ora di cambiare le regole di valutazione dettate dai maschi", ha rilevato l'immunologa Antonella Viola, dell'Universita' di Padova.
Sulla stessa linea è Piera Levi Montalcini, nipote della Nobel italiana, per la quale è necessario "riportare la questione di genere alla primissimia infanzia": "come diceva zia Rita, dobbiamo imparare a chiedere quello che ci spetta, lavorando su noi stesse, tirare fuori le nostre capacità per combattere".
Se c'è un luogo al mondo nel quale "il merito non può non vincere", questo è l'Antartide, ha detto Chiara Montanari, prima italiana capo spedizione in Antartide. In un luogo nel quale il lavoro di ognuno è fondamentale per la sicurezza di tutti "gli stereotipi di genere sono destinati a cadere".
Contare le donne impegnate nella ricerca e quelle che raggiungono posizioni di vertice, e fare in modo che queste ultime aiutino le piu' giovani sono le azioni suggerite da Cinzia Zuffada, che è Associate Chief Scientist del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa e presidente dell'Italian Scientists and Scholars in North America Foundation (Issnaf). "Mi occupo dei programmi e della gestione dei fondi per la ricerca del Jpl e in questo contesto competitivo mi sono dedicata a far si' che ci sia un'equita' di opportunita' per le donne all'interno", ha detto. "Fino al 2010 e' stato molto difficile vedere il lavoro delle donne nell'ambito della Nasa, era tantissimo ma invisibile; le cose sono cambiate con l'amministrazione Obama e il passo successivo e' stato passare dalla visibilita' e il riconoscimento alla misura, ed e' emerso che i numeri delle donne che avevano raggiunto posizioni apicali erano bassi".
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