Titano è in fuga: la più grande luna di Saturno si allontana dal suo pianeta di circa 11 centimetri all'anno, con una velocità che è 100 volte superiore a quella ipotizzata finora. Lo ha scoperto un team internazionale di ricercatori, tra cui quattro dell'Università di Bologna, grazie ai dati della della missione Cassini-Huygens, nata dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia spaziale europea (Esa) e Agenzia spaziale italiana (Asi). Lo studio, pubblicato su Nature Astronomy, modifica le ipotesi fatte fino ad oggi sull'evoluzione del sistema di Saturno, confermando una nuova teoria che potrebbe essere applicata anche ad altre lune e pianeti.
Calcolare con esattezza la velocità con cui si allontanano i satelliti di Saturno permetterebbe di risolvere il mistero della loro età, risalendo a ritroso al momento in cui si sono formati. Negli ultimi 50 anni, la migrazione orbitale delle lune è stata stimata sulla base della teoria classica delle maree, perché proprio come la Luna produce maree sulla Terra, anche Titano fa lo stesso su Saturno, Siccome però il pianeta ruota attorno al proprio asse più velocemente di quanto Titano gli ruoti attorno, il picco mareale su Saturno non è diretto precisamente verso il suo satellite, ma lo precede. A causa di questo disallineamento, Titano riceve una spinta gravitazionale che lo allontana da Saturno. Secondo la teoria delle maree, le lune più esterne come Titano dovrebbero allontanarsi più lentamente rispetto a quelle più vicine al pianeta. Ora l'ipotesi viene messa in discussione proprio da Cassini, che tra il 2006 e il 2016 ha realizzato dieci sorvoli di Titano.
I segnali radio inviati durante questi passaggi ravvicinati, confrontati con le immagini fotografiche scattate dalla sonda e le osservazioni fatte con telescopi terrestri, dimostrano che Titano si allontana da Saturno cento volte più velocemente di quanto previsto dalla teoria classica delle maree, circa 11 centimetri ogni anno. Questo risultato sorprendente potrebbe essere spiegato da una nuova teoria (quella del "resonance locking") ideata quattro anni fa da Jim Fuller, ricercatore del California Institute of Technology e coautore della ricerca. La teoria predice una rapida migrazione orbitale delle lune dei pianeti gassosi causata da particolari risonanze tra le oscillazioni della struttura interna del pianeta e il moto orbitale delle lune. Queste risonanze possono catturare le lune durante l'evoluzione del pianeta e farle quindi migrare più velocemente rispetto a quanto avviene con il meccanismo classico delle maree. Ottenuta questa importante conferma su Titano, la teoria del "resonance locking" potrebbe ora essere applicata per studiare l'evoluzione di altri sistemi planetari, ad esempio quello di Giove, ed anche di sistemi planetari extrasolari e di sistemi di stelle binarie.
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