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Quattro eruzioni in pochi giorni sulla misteriosa cometa 29P

Quattro eruzioni in pochi giorni sulla misteriosa cometa 29P

Forse provocate da vulcani ghiacciati

18 ottobre 2021, 12:33

Redazione ANSA

ANSACheck

La cometa 29P/Schwassmann-Wachmann (fonte: NASA/JPL/Caltech/Ames Research Center/University of Arizona) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La cometa 29P/Schwassmann-Wachmann (fonte: NASA/JPL/Caltech/Ames Research Center/University of Arizona) - RIPRODUZIONE RISERVATA
La cometa 29P/Schwassmann-Wachmann (fonte: NASA/JPL/Caltech/Ames Research Center/University of Arizona) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Potrebbero esserci dei vulcani ghiacciati dietro alle quattro violente eruzioni che si sono susseguite in pochi giorni sulla misteriosa cometa 29P/Schwassmann-Wachmann, aumentando la sua luminosità di 250 volte tanto da renderla visibile anche con piccoli telescopi amatoriali nella costellazione dell’Auriga. L’ipotesi è stata avanzata dall’astronomo Richard Miles della British Astronomical Association (BAA), che studia da anni questo bizzarro corpo celeste.

“L’attuale esplosione, cominciata lo scorso 25 settembre, sembra essere la più energetica degli ultimi 40 anni”, spiega l’esperto. “Nel giro di appena 56 ore, quattro eruzioni si sono rapidamente susseguite, creando una super esplosione” i cui effetti sono ancora visibili. Il fenomeno ha lasciato a bocca aperta gli astronomi, sebbene la cometa 29P sia nota da quasi un secolo.

Scoperta nel 1927, questa palla di ghiaccio larga 60 chilometri era stata inizialmente classificata come una cometa piuttosto comune, nonostante seguisse un’orbita quasi circolare tra Giove e Saturno. Questa percezione iniziò a cambiare quando vennero osservate le prime eruzioni: studi più recenti ne hanno contate una ventina all’anno. In uno studio pubblicato cinque anni fa, Miles ha passato in rassegna quasi un decennio di eruzioni, scoprendo che la cometa ruota ogni 57,7 giorni e che i camini vulcanici più attivi si concentrano per lo più su un lato.

Secondo l’astronomo britannico, si tratta di vulcani ghiacciati, non alimentati da lava ma da un mix di idrocarburi allo stato liquido simili a quelli trovati nei laghi e nei fiumi della luna di Saturno, Titano. Questo materiale (definito ‘criomagma’) conterrebbe una spruzzata di polvere e gas (monossido di carbonio e azoto molecolare) che resterebbero intrappolati sotto la superficie, pronti a esplodere non appena si apre una fessura.

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