Questa sera Giove raggiungerà l’opposizione rispetto al Sole, e sarà quindi in posizione ottimale per essere ammirato dalla Terra. Un evento che si presenta ogni 13 mesi, ma che stavolta avviene in contemporanea ad un altro molto più raro: il pianeta gigante si troverà, infatti, alla sua minima distanza dalla Terra in 59 anni, a circa 590 milioni di chilometri. Stasera, dunque, Giove e le sue lune principali saranno visibili anche con un binocolo, mentre sarà necessario un telescopio per catturare maggiori dettagli.
Ma gli spettatori sulla Terra non sono gli unici ad osservare con interesse il pianeta: la sonda Juno della Nasa, infatti, è in orbita intorno a Giove dal 2016 e ha già fornito immagini e dati incredibili sulla sua turbolenta atmosfera. Ne sono un esempio i cicloni che circondano i due poli del pianeta gigante, che costituiscono ancora un mistero. Prova a gettare un po’ di luce sulla questione uno studio guidato dallo statunitense Istituto di Tecnologia della California (Caltech), al quale hanno partecipato anche ricercatori italiani di Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Lo studio,
pubblicato sulla rivista Nature Astronomy, ha utilizzato i dati raccolti da Juno per provare a spiegare la straordinaria resilienza di questi cicloni, rimasti immutati da quando sono iniziate le osservazioni.
Le immagini inviate dalla sonda mostrano un ciclone centrale esattamente sopra ciascuno dei due poli, circondati da altri cicloni, otto per il Polo Nord e cinque per il Polo Sud, a formare una struttura regolare che sembra rimanere immutata. Si tratta di un comportamento sconosciuto sulla Terra, dove i cicloni si formano, viaggiano e si dissipano nel giro di breve tempo. I ricercatori guidati da Andrew Ingersoll hanno esaminato in particolare velocità e direzione del vento, suggerendo che ciò che mantiene in posizione i cicloni possa essere un ‘anello anticiclonico’ di venti che si muove in direzione opposta a quella dei cicloni.
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