Non anni né mesi: sono bastate poche ore perché la Luna prendesse forma dalla carambola di detriti generata miliardi di anni fa dall'impatto catastrofico di Theia, un pianeta delle dimensioni di Marte, con la Terra. E' lo scenario che emerge dalle simulazioni più dettagliate finora condotte sulla nascita del nostro satellite naturale, che promette di rivoluzionare le conoscenze sull'evoluzione della Luna e di rispondere a tante domande ancora senza risposta. Pubblicati sulla rivista The Astrophysical Journal Letters, i nuovi dati si devono alla collaborazione fra la britannica Durham University e il Centro di ricerche Ames della Nasa, negli Stati Uniti.
"Abbiamo scoperto che impatti giganteschi possono dare immediatamente origine a un satellite con massa e contenuto di ferro equivalenti a quelli della Luna", scrivono nell'articolo i ricercatori, coordinati da Jacob Kegerreis del centro di ricerche Ames. A permettere un processo così rapido di aggregazione sarebbe stato il fatto, indicano le simulazioni, che i detriti generati dall'impatto di Theia con la Terra sarebbero finiti su una stessa orbita, in un punto al di là della distanza minima, chiamata limite di Roche, oltre la quale un corpo minore che orbita intorno a uno più grande si mantiene coeso, senza frammentarsi.
Un'altra cosa importante che le simulazioni riescono a spiegare è la composizione della Luna, per il 60% simile a quella terrestre, insieme alla sua inclinazione. Le teorie finora accreditate sull'origine della Luna permettevano di ricostruire solo alcuni aspetti, come la sua massa e l'orbita, ma lasciavano aperte altre domande importanti, a partire dalla grande somiglianza fra la composizione della Luna e quella della Terra. Alcune teorie propongono che i frammenti di Theia scagliati nello spazio dopo l'impatto si fossero mescolati solo con una piccola quantità di materiale terrestre, mentre altre puntano sulla coincidenza che Theia potesse avere una composizione simile a quella del nostro pianeta: sono esempi che lasciano ancora tante domande aperte.
La nuova teoria della formazione rapidissima è al momento la più semplice, completa ed elegante; secondo i ricercatori è anche il punto di partenza per risolvere altri problemi, come quelli della sua orbita inclinata e della sua crosta sottile. La conferma definitiva sull'esattezza del nuovo scenario potrà darla, però, solo la Luna: un aiuto importante potrà venire, per esempio, dall'analisi delle rocce lunari che le future missioni del programma Artemis porteranno sulla Terra. Poter studiare rocce che provengono da punti diversi della superficie e del sottosuolo lunare significherà poter confrontare le loro caratteristiche reali con quelle previste dalle simulazioni.
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