I tragici effetti del riscaldamento globale sono già sotto i nostri occhi, anche in Italia. Ogni anno a Roma si registrano in media 172 decessi attribuibili alla 'febbre' del Pianeta: in pratica, una vittima del caldo su tre è riconducibile ai cambiamenti climatici causati dalle attività umane. Un dato allarmante in linea con quello calcolato su scala globale, dove si stima che la percentuale delle vittime del global warming si attesti al 37% dei decessi per caldo, con picchi anche due volte superiori in Centro e Sud America e nel Sud-est asiatico.
Lo indica l'analisi dei dati raccolti in 732 località di 43 Paesi tra il 1991 e il 2018. I risultati sono pubblicati sulla rivista Nature Climate Change da un consorzio internazionale di ricerca, il Multi-Country Multi-City (MCC) Collaborative Research Network, coordinato dall'epidemiologo italiano Antonio Gasparrini della London School of Hygiene & Tropical Medicine.
Al lavoro hanno contribuito anche esperti delle Università di Firenze e Torino e del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio. Lo studio, il più ampio del suo genere, è il primo a valutare l'impatto effettivo dei cambiamenti climatici scatenati dall'uomo sulla mortalità dovuta al caldo nei periodi estivi. L'analisi è stata condotta attraverso un metodo di 'rilevamento e attribuzione'. In pratica, i ricercatori hanno esaminato le condizioni meteo del passato simulandole in diversi scenari, con e senza le emissioni dovute all'uomo: così è stato possibile separare il riscaldamento causato dalle attività umane e il conseguente impatto sulla salute da quelli che potrebbero essere i trend naturali.
I risultati dell'analisi dimostrano che tutti i continenti sono interessati dal problema, con una certa variabilità tra le regioni dovuta non solo all'entità dei cambiamenti climatici su scala locale, ma anche alla diversa vulnerabilità delle popolazioni. Nel mondo la percentuale delle vittime del caldo riconducibili al riscaldamento globale è pari al 37%, ma si raggiungono picchi ben più drammatici in Centro e Sud America (fino al 76% in Ecuador e Colombia) e nel Sud-est asiatico (48-61%). I decessi variano da poche dozzine a centinaia all'anno nelle diverse città: si contano 136 morti in più all'anno a Santiago del Cile (il 44,3% delle vittime legate al caldo in città), 189 ad Atene (26,1%), 172 a Roma (32%), 156 a Tokyo (35,6%), 177 a Madrid (31,9%), 146 a Bangkok (53,4%), 82 a Londra (33,6%) e 141 a New York (44,2%).
"Il messaggio è chiaro: il cambiamento climatico non avrà solo un impatto devastante nel futuro, ma ogni continente sta già vivendo le tragiche conseguenze delle attività umane sul nostro Pianeta: dobbiamo agire ora", commenta Gasparrini. "Ci aspettiamo che la proporzione di morti legate al caldo continui a crescere se non facciamo qualcosa per il cambiamento climatico", aggiunge la prima autrice dello studio, Ana M. Vicedo-Cabrera dell'Università di Berna. "Finora la temperatura media globale è aumentata solo di circa un grado, che è una frazione di quello che potremmo affrontare se le emissioni continueranno a crescere in modo incontrollato".
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