A poco più di un mese dal crollo di alcuni seracchi avvenuto sul versante svizzero del massiccio del Grand Combin, un fenomeno analogo è avvenuto sulla Marmolada: episodi che sono un campanello d'allarme sullo stato di salute dei ghiacciai alpini. "I cambiamenti climatici hanno reso più instabile l'alta montagna e i ghiacciai non sono più in equilibrio", dice all'ANSA il glaciologo Massimo Frezzotti, dell'Università Roma Tre.
"I seracchi sono il risultato di un processo naturale, ma quando la temperatura diventa troppo elevata il rischio di crolli può aumentare", osserva. Per esempio, il 2 luglio sulla Marmolada era stato raggiunto il record della temperatura più alta, con circa 10 gradi in vetta, e in genere la temperatura è molto più alta della media.
A fornire un indizio importante è inoltre l'isoterma zero, ossia l'altitudine minima nella quale la temperatura raggiunge zero gradi: "attualmente l'isoterma zero sulla Marmolada si trova circa mille metri più in alto rispetto alla vetta più elevata", che è a circa 3.300 metri. Vale a dire che il punto di congelamento è molto più in alto del ghiacciaio. Di conseguenza "la fusione dei ghiacci è significativa, come sta avvenendo su tutte le Alpi", rileva l'esperto. "E' chiaro che i crolli avvengono quando i processi di fusione sono più alti e, se pensiamo ai ghiacciai come a fiumi congelati che scendono verso valle, è chiaro che in queste condizioni fare delle escursioni in ambienti simili non è prudente".
Il crollo di un seracco, prosegue Frezzotti, "è un pericolo oggettivo che in montagna può sempre accadere, ma ci sono momenti in cui il pericolo aumenta e, con esso, la probabilità di un crollo. "Considerando poi le condizioni anomale di questo periodo, con temperature altissime già all'inizio di luglio, la situazione è ancora peggiore". In condizioni simili, conclude il glaciologo, "il consiglio è rinunciare a escursioni rischiose: in alta montagna bisogna andare sempre quando ci sono le condizioni migliori".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA