Il commercio internazionale di
prodotti alimentari e agricoli è cresciuto in modo robusto negli
ultimi decenni e apporta un contributo molto significativo alla
diversità, alla disponibilità e all'accessibilità di alimenti e
nutrienti in tutto il mondo. Allo stesso tempo, "può, in alcuni
contesti, essere un acceleratore di cambiamenti indesiderati nei
modelli alimentari, stimolando il consumo di alimenti a basso
valore nutritivo e ricchi di grassi, zuccheri e/o sale". E' la
fotografia scattata dal nuovo rapporto della Fao 'The State of
Agricultural Commodity Markets 2024 (SOCO 2024)', che sottolinea
"la necessità di rafforzare la coerenza delle politiche tra i
settori del commercio e della nutrizione per garantire che il
commercio non comprometta la qualità della dieta contribuendo
all'aumento dei tassi di obesità e sovrappeso"; con l'aumento
dei redditi. Infatti, sottolinea il rapporto, "la domanda di
importazioni di alimenti ultra-processati aumenta ancora più
rapidamente".
Tuttavia, il commercio presenta diversi aspetti positivi, in
quanto fondamentale per la sicurezza alimentare e la nutrizione:
"in media, raddoppia la diversità degli alimenti disponibili in
un paese, catalizzando un approvvigionamento alimentare più
diversificato e diete che sono un vantaggio netto per gli
obiettivi nutrizionali, specialmente in paesi con aree
geografiche meno diversificate come Kiribati o la Norvegia. La
diversità alimentare è fondamentale anche per l'adeguatezza
dell'apporto di micronutrienti". E a "una distribuzione più equa
di nutrienti come la vitamina C, il calcio e lo zinco, il che è
fondamentale dato che la produzione alimentare interna di molti
paesi non soddisfa il fabbisogno di nutrienti delle loro
popolazioni. Inoltre, i prezzi dei prodotti alimentari tendono
ad essere più bassi nei paesi aperti al commercio".
Ma sebbene il commercio alimentare sia un cardine della
sicurezza alimentare, in alcuni contesti, sottolinea il Soco,
può produrre effetti indesiderati, in particolare l'obesità. Se
la prevalenza mondiale della denutrizione, il parametro di
riferimento della FAO per la fame, "è scesa al 9,2% nel 2022 dal
12,7% nel 2000. In quel periodo, la prevalenza globale
dell'obesità nella popolazione adulta è aumentata dall'8,7% al
15,8%".
In conclusione, sebbene la liberalizzazione del commercio abbia
numerosi vantaggi per la sicurezza alimentare, ci si chiede se
sia favorevole a diete sane. Il rapporto ha trovato prove del
fatto che gli accordi commerciali regionali con un numero
elevato di disposizioni sanitarie e fitosanitarie tendono ad
aumentare le importazioni di alimenti ultra-processati, che sono
anche notevolmente più sensibili alle variazioni di reddito.
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