MILANO - Gli italiani non rinunciano a una birra in compagnia o a un pranzo e una cena con gli amici. Per le famiglie italiane infatti la quinta voce di spesa è rappresentata dai consumi in servizi di ristorazione che ammontano a circa 76,4 miliardi di euro (anno 2015 - fonte Federazione Italiana Pubblici Esercizi su dati Istat). Una cifra importante che ha inciso per il 7,6 per cento sull'ammontare complessivo dei consumi e per il 34,6 per cento sul totale dei consumi per generi alimentari e bevande. A fare lo stato dell'arte su questo tipo di consumi è il nuovo studio 'Famiglie e birra, la spina dorsale dei consumi fuori casa in Italia' condotto da Althesys per conto dell'Osservatorio Birra e promosso da Fondazione Birra Moretti, Fondazione di partecipazione costituita nel 2015 da Heineken Italia e Partesa al fine di contribuire alla crescita della cultura della birra in Italia. I risultati della ricerca sono stati presentati a Milano. I dati mostrano come il mercato dei servizi di ristorazione ha saputo andare in controtendenza rispetto alla complessa congiuntura economica. La crisi ha inciso negativamente sui consumi di generi alimentari (facendo registrare un -18,7 miliardi di euro di consumi tra il 2007 e il 2015) ma il suo impatto ha colpito quasi esclusivamente i consumi domestici (-18,3 miliardi di euro, ovvero il 98,2% del calo complessivo). Il settore che raduna gli esercizi pubblici preposti alla preparazione e alla somministrazione di alimenti e bevande è rimasto stabile, un fenomeno tutto italiano in controtendenza con il resto d'Europa. Nel 2016 il 77,1 per cento degli italiani ha consumato, più o meno abitualmente, cibi e bevande nei locali di ristorazione. Attitudine, questa, più maschile che femminile: c'è infatti una prevalenza di uomini (53,9%) nella categoria Heavy Consumer (4-5 pasti a settimana). Il mercato legato alla ristorazione in Italia è anche quello dove opera il minor numero di catene (5,4%). Le imprese sono soprattutto a gestione familiare: oltre la metà degli esercizi commerciali è composta da ditte individuali mentre il 32,4% da società di persone. In totale sono 325.000 i punti di consumo del settore.
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