Non solo finanziamenti in banca, le cantine italiane possono crescere e vincere la sfida dell'internazionalizzazione con strumenti di credito alternativi come i mini bond da poco introdotti in Italia. Lo ha detto Renato Maviglia, dirigente Consob, intervenuto al forum promosso dal Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella al Teatro Filarmonico di Verona. Per l'esperto di mercati finanziari, ''i futures nel comparto vitivinicolo trattano la produzione come una commodity. Funzionano come strumenti di tutela della redditività futura ma non sono virtuosi in campo speculativo''. Con la relazione Consob, illustrata oggi, si vuole sottolineare l'importanza delle dimensioni delle aziende vinicole e tipicamente piccole e medie imprese per approcciare a capitali esterni. E quindi la necessità di aprirsi a strumenti di finanza alternativa ai tradizionali strumenti di credito bancario, che possono essere affiancati in particolare da minibond, insieme a private equity, crowfounding a livello iniziale, fino all'approdo nei mercati di Borsa Italiana con società messe a quotazione Aim e mercati di Borsa per le imprese più grandi una volta che hanno raggiunto un livello di sviluppo adeguato. ''Questo percorso - ha sottolineato Maviglia - consente di crescere e di determinare una organizzazione migliore per affrontare i mercati ma anche per l'export. Questi strumenti normalmente sono percepiti per la grandi aziende ma si rivolgono anche alle Pmi. Infatti una quota rilevante dei minibond, private equity, ma anche delle società messe a quotazione dell'Aim sono rivolti a società con fatturato di 10 milioni di euro''.
Secondo un recente studio del Politecnico di Milano 1800 società hanno aderito, nell'ultimo anno, a finanza alternativa. Sono numeri rilevanti in assoluto ma in termini percentuali rappresentano appena lo 0,1% di quelle che potrebbero accedere alla finanza alternativa. ''Il vino Amarone - ha concluso l'esperto di mercati finanziari Maviglia - che è percepito come un brand del lusso, ha un posizionamento competitivo al pari della moda. Ma conta la capacità di preservare i canali distributivi e il bisogno dei consumatori di appartenenza al quel brand. Più l'azienda sale nella percezione della qualità, più quel marchio è forte nelle vendite''.
In collaborazione con:
Consorzio per la tutela dei vini Valpolicella