Furono 15 campi fascisti di
concentramento in Abruzzo su un totale di 48 nell'intera
penisola e 63 "località di internamento libero, una sorta di
domicilio coatto riservato a quei deportati che erano ritenuti
meno pericolosi, nelle contingenze belliche". La storia di
questa regione lager sarà raccontata da una mostra che verrà
inaugurata mercoledì 18 gennaio presso il Palazzo della
Provincia di Chieti e rimarrà esposta fino al 31 gennaio: il
tutto come culmine per il Giorno della Memoria 2023, nell'ambito
della XXIII edizione del progetto "Il Calendario della
Repubblica-Il Dovere della Memoria. Ad organizzare la mostra 'I
campi di concentramento fascisti in Abruzzo dal 1940 al 1943' è
lo storico Giuseppe Lorentini (Unimol, autore del libro L'ozio
coatto. Storia sociale del campo di concentramento fascista di
Casoli (1940-1944), Ombre corte, giugno 2019) con Kiara F. Abad
Bruzzo, Gianni Orecchioni, Nicola Palombaro, realizzata con il
patrocinio e il contributo del Comune di Casoli. I quattordici
pannelli di cui è costituita la mostra "vogliono avvicinare un
pubblico sempre più ampio alla riscoperta dell'internamento
civile fascista che per anni è rimasto nell'oblio", documentando
"il sistema concentrazionario italiano durante la Seconda guerra
mondiale e, nello specifico, negli anni 1940-1943, evidenziando
come l'Abruzzo sia stata la regione prescelta dal regime
fascista" per attuarlo, perché, "collocata al centro dell'Italia
e lontana dai luoghi di frontiera, difficile da raggiungere
perché isolata dalle montagne e dal mare, poco politicizzata e
priva di grandi centri urbani" .
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