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Graziella, la treccia d' amore del mito di Procida

Una casa ricorda la giovane che fece innamorare Lamartine

di Luciano Fioramonti PROCIDA (NAPOLI)

PROCIDA - Una lettera spedita in Francia all' uomo che le aveva giurato che sarebbe tornato da lei, poche righe con la confessione di essere malata gravemente e la preghiera di non dimenticarla. E poi una treccia dei suoi capelli, simbolo di un amore destinato a non avere un lieto fine. Ha tutti gli elementi classici del dramma romantico il romanzo ''Graziella'' in cui Alphonse de Lamartine racconta la storia d' amore con una giovane di Procida. Lo scrittore francese l' aveva conosciuta sull' isola nel 1811. Per quasi trenta anni portò con sé il ricordo della giovane e il rimpianto di non aver mantenuto la promessa. E' nato così uno dei grandi miti dell' isola. Sulla sommità di Terra Murata, nel punto più alto del borgo fortificato medioevale, dal 2011 una casa-museo racconta di quell' amore infranto, dando un volto alla protagonista, creando l'illusione della presenza di quella figura tra vecchi mobili, arredi, merletti e lenzuola ricamate, porcellane e specchi. Il merito è di Riccardo Scotto di Marrazzo, laureato in conservazione di beni culturali, che si è buttato a capofitto in questa avventura "per salvaguardare la storia di Procida e tramandarla ai posteri attraverso il mito di Graziella che visse e morì per amore".
    Il Comune che aveva la disponibilità dell' edificio del 1200, nato come residenza di Giovanni da Procida, feudatario dell' isola e promotore dei Vespri Siciliani, divenuto poi Conservatorio delle Orfane e oggi Palazzo della Cultura - ha chiesto nove anni fa a Riccardo di riutilizzarlo per una iniziativa utile alla città. "Ho pensato di ricostruire con cose mie - spiega il giovane - una antica casa procidana di fine ottocento e dedicarla a Graziella. Certo, la storia è un po' romanzata, e forse lo stesso Lamartine l' ha ingigantita.
    Abbiamo cominciato a creare una cucina, una zona di antichi mestieri, un salottino un po' più aristocratico che accoglie il volto di Graziella, una stanza da letto a strapiombo sul mare, con gli usi e consumi dell' isola". Il volto sognante della ragazza è disegnato sulla parete bianca di una stanza ma nessuno giura che corrisponda effettivamente alla fanciulla dagli occhi neri e dalle lunghe trecce descritta nel romanzo. Era figlia di un pescatore e, rimasta orfana, viveva con i nonni e i fratelli.
    Conobbe il ventunenne Lamartine che, in Italia per il suo Gran Tour, era finito sull' isola con un amico a causa del mare in burrasca. Il francese restò a Procida 14 mesi durante i quali si legò alla ragazza e alla vita semplice dei procidani. Poi, il ritorno in Francia non senza aver assicurato alla giovane che sarebbe tornato. Così non fu. In patria continuò la sua vita, trovò moglie ma gli rimase per sempre il ricordo di quell' amore di gioventù immortalato dallo scrittore nel 1849 nel suo secondo romanzo.
    La casa di Graziella è gestita con spirito appassionato da Riccardo con l' aiuto di qualche amico. La visita ha un costo simbolico e al racconto del mondo immaginario della giovane isolana aggiunge il colpo d'occhio strepitoso su Procida e sul suo mare. In una piccola stanza sono esposti oggetti e lavori donati che vengono proposti ad offerta libera, piccole cifre che con i concorrono a sostenere le spese, "tutto grazie all' amore dei visitatori che scelgono quest' isola e ci onorano della loro attenzione". La casa-museo in inverno resta aperta solo nel periodo natalizio. A causa del Covid 19, la casa ha riaperto le porte ai visitatori solo pochi giorni fa. A tenere vivo il ricordo della protagonista del romanzo di Lamartine è anche la Sagra del Mare, l' appuntamento di tre giorni che dal 1939 si ripete ogni estate e che si conclude con l' elezione della Graziella, scelta tra un gruppo di ragazze dell' isola tra i 15 e i 25 anni, abbigliate con i costumi tradizionali. Quest' anno si era pensato di far slittare la settantesima edizione della festa a fine agosto, in forma limitata e senza grandi eventi, ma per l' emergenza Coronavirus tutto è ancora in forse. (ANSA).
   

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