Donne incomprese e ferite alle quali
l'artista restituisce dignità donando loro la protezione di un
mondo nuovo in cui vivere libere, in comunione con l'acqua, i
pesci e i colori più belli. E' l'idea dalla quale è partita
Chiara Susanna Crespi per le sue opere che saranno esposte l'8
marzo alla Casa Internazionale delle Donne a Roma nella mostra
'Donne di altri pianeti e pesci volanti'.
Tutto comincia dalla scoperta di un vecchio baule e da un
manuale di medicina degli anni 50 dove donne dai corpi e dai
caratteri non conformi sono denudate e classificate: malate,
grasse, rachitiche, mascoline, storpie, isteriche, pazze. In
foto piangono, sono attonite o guardano sfrontate in camera,
hanno paura e freddo. Nessuno le guarda, le ascolta, le
comprende: sono solo casi clinici.
Chiara Susanna Crespi, grafica, fotografa e collagista, ha
raccolto queste creature lontane nel tempo, se n'è presa cura,
le ha risarcite dalle ferite inferte da uno sguardo patriarcale
e accusatorio, donando loro un mondo nuovo. Lo ha fatto usando
la sua tecnica di collagista che osserva la realtà e, non
ritenendola confacente al senso giusto della vita, taglia,
scompone, incolla e ricompone creando pianeti che accolgono ogni
persona permettendole di vivere senza ricevere o infliggere
crudeltà.
"Sono le mie donne. Io sono loro, loro sono me, nella lontananza
di epoche diverse, siamo unite e ci guardiamo. Bambine, ragazze,
vecchie, tutte donne, sono tutti pezzi di me. Ci teniamo insieme
- spiega Crespi - mentre i pesci volano silenziosi, se potessero
urlare in mare non ci si potrebbe fare il bagno per il
frastuono". Donne di altri pianeti e pesci volanti è un progetto
iniziato cinque anni fa e composto da 40 tavole: sono opere, in
tecnica mista, collage con colori a olio, acquerello su legno,
tela e carta. Molta parte del materiale visivo proveniene dai
cospicui archivi fotografici della famiglia Crespi.
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