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Due inediti cicli di opere di Cannavacciuolo a Visionarea

Due inediti cicli di opere di Cannavacciuolo a Visionarea

Sacro e profano, miti e icone pop in 11 dipinti in bianco e nero

ROMA, 19 aprile 2023, 18:51

Redazione ANSA

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di Ida Bini Visionarea Art Space-Auditorium della Conciliazione di Roma ospita fino al 18 maggio la mostra Don't Worry Don't Worry Don't Worry Be Happy Be Happy Be Happy di Maurizio Cannavacciuolo, ironico artista postmoderno.
    La personale, curata da Marco Tonelli, riunisce due cicli inediti di 11 dipinti in bianco e nero che raffigurano la convivenza di culture, credenze, religioni, miti e icone del nostro tempo e della storia dell'Uomo. I temi trattati sono eclettici, esotici, ricchi di riferimenti a culture e a popoli della storia contemporanea e antica, orientali e occidentali, a lingue e iconografie sacre e profane allo stesso tempo. Con la sua pittura l'artista indaga in un intreccio di decori e sovrapposizioni di immagini con un approccio ironico; il suo scopo è indurre lo spettatore a esaminare ogni singolo dettaglio dell'opera senza il condizionamento di concetti predeterminati.
    "La ricerca iconografica di Maurizio Cannavacciuolo è intrisa di quel certo humor tipico del teatro dell'assurdo - commenta Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Terzo Pilastro che organizza la mostra - ed è caratterizzata da una figurazione che indugia tra il fumetto, la citazione delle pubblicità di un tempo e un vasto substrato di simbologie sacre e profane".
    Il primo ciclo presenta 6 grandi dipinti che uniscono il triviale e il colto, intrecciando immagini che vanno dai tatuaggi della gang salvadoregna Mara Salvatrucha a divinità indù come Ganesh e Khali, da raffigurazioni di pipistrelli e disegni tecnici di automobili ai chitarristi Jimi Hendrix o Andrés Segovia. Sono presenti anche motivi decorativi tratti da culture varie, dai tessuti giapponesi e sovietici ai reticoli a ghirlanda ornamentali islamici fino ai pentagrammi musicali.
    L'altro ciclo riunisce 5 opere più piccole, caratterizzate dal marchio Versus, a cui l'artista dà titoli che sembrano incomprensibili giochi di parole o scioglilingua.
   

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