BRUGES - Una gigantesca balena, realizzata con 5 tonnellate di plastica riciclata che viene da mari e oceani, balza fuori dalle acque dei canali di Bruges, con davanti la statua di Jan van Eyck di spalle. La scultura, realizzata da StudioKCA, un'innovativa agenzia di architettura e design guidata da Jason Klimoski e Lesley Chang, con sede a Brooklyn, si può considerare il simbolo della seconda edizione della Triennale di Bruges che dal 6 maggio al 16 settembre invaderà il centro storico della città medievale, patrimonio dell'Unesco, sfidando la sua anima conservatrice a uno sguardo più aperto e "liquido" verso il futuro. "La plastica viene da tanti parti del mondo: dall'Inghilterra, dal Messico, dalla Cina, dalla Corea, il Giappone e la Russia" racconta Klimoski.
Quindici opere di artisti ed architetti internazionali, ispirate al tema dell'edizione 2018, Liquid City-Città Liquida, con un diretto riferimento alla società liquida di Zygmunt Bauman, invitano gli abitanti di Bruges e i turisti di questo antico gioiellino fiammingo a ripensare i luoghi di incontro della comunità e a riflettere sui problemi sociali ed ecologici e sulle sfide climatiche del nostro presente e futuro. Una spinta ad aprire il cuore della città all'arte contemporanea come si sente camminando con i curatori e gli artisti della Triennale - con accesso gratuito e la possibilità di visite guidate a prenotazione - tra i canali di Bruges.
Insieme alla Balena, che vediamo in fase di montaggio, anche Lanchals, la scultura a forma di collo di cigno di 15 metri d'altezza, del newyorchese John Powers, rende omaggio al passato guardando al futuro. La struttura in moduli di ferro, il "corten iron molto usato a Bruges che non arrugginisce oltre un certo punto", spiega Powers, richiama i cigni, simbolo della città e nello stesso tempo può far pensare a una colonna vertebrale o a un tornado. Queste installazioni e opere sono "come fari nel buio dell'imprevedibilità del futuro, un porto sicuro in mezzo alla tempesta. Se la liquidità passata è presagio della liquidità contemporanea, ne consegue che gli artisti di oggi possono replicare i successi di Jan van Eyck e Hans Memling, a favore di tutti coloro che vivono o visitano la nostra città" spiegano i curatori della Triennale Til-Holger Borchert e Michel Dewilde.
Ecco allora l'installazione galleggiante dello studio di architettura spagnolo selgascano con le sue pareti trasparenti rosa che si riflettono in diverse gradazioni cromatiche sull'acqua, dove è piacevole concedersi una pausa o azzardare dal padiglione un tuffo nel canale. O l'esperienza unica che si può vivere nella Floating Island, dello studio di architettura coreano OBBA, insieme all'atelier d'architettura Dertien12, all'altezza del ponte Snaggaardbrug: una piattaforma galleggiante di oltre 100 metri quadri con una passerella a forma di onda dove si può passeggiare e parapetti realizzati in reti elastiche di corda bianca che si possono utilizzare anche come amache o panchine. E poco più avanti, dopo questa pausa rilassante, colpisce al cuore Acheron I dell'italiano Renato Nicolodi, un'installazione galleggiante in cemento che ricorda le tombe dei faraoni e collega la società contemporanea al mondo degli inferi. Nell'incantato parco del Minnewater si incontra una versione più recente della scuola galleggiante in legno NLE (casa in nigeriano) - dell'architetto nigeriano Kunle Adeyemi, che proprio con la sua Floating School ha vinto il Leone d'Argento alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2016. Flessibile e poliedrica la struttura ospita un'aula dove gli studenti dei licei possono seguire le lezioni ed esporre i loro lavori.
L'obiettivo non è tanto incrementare il turismo che a Bruges vede 7 milioni di visitatori all'anno (molti giornalieri), ma scuotere l'anima sonnolenta e conservatrice della città come mostra bene l'installazione dei giovani del team Ruimteveldwerk.
Nell'area dei cosiddetti ospizi di carità (oltre 40 complessi a Bruges) il collettivo ha sperimentato un luogo d'incontro per conversare in queste isole di silenzio creando una struttura con tende di velo bianche che richiamano quelle delle abitazioni di Bruges, che è raro vedere scostate dalle finestre, e due aiuole realizzate dai locali.
"Ogni anno vengono messi da parte 700 mila euro per la Triennale" dice Till-Holger Borchert. E sulla possibilità di far diventare permanenti alcune di queste opere spiega che per "il momento c'e' il progetto di acquistarne forse alcune per dar vita a un museo del contemporaneo".
Per chi vuole visitare Bruges l'occasione è ideale per un percorso tra antico e moderno dove, tra i ponti del centro appare all'improvviso anche quello del polacco Jaroslaw Kozakiewicz realizzato in profili in metallo e vele o la torre dell'architetto Peter Van Driessche di Atelier 4, concepita come rifugio dalle città sommerse. E poi la video installazione del visionario Tomas Saraceno, che ha fatto volare sculture a forma di palloncino nel centro storico di Bruges, il granchio esotico del collettivo di architettura Rotor e la fontana di vetro dell'iraniana Monir Shahroudy Farmanfarmaian.
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