TEL AVIV - Un'iscrizione di 1500 anni fa con una supplica a San Pietro, rinvenuta di recente durante scavi nel sito archeologico di Beit HaBek (el-Araj), rilancia fortemente la tesi che il luogo - alla confluenza tra il fiume Giordano e il Lago di Tiberiade - sia la città perduta di Betsaida e che l'annessa basilica sia la Chiesa degli Apostoli.
Ne hanno dato notizia gli archeologi Mordechai Aviam e R. Steven Notley aggiungendo così un ulteriore tassello alla convinzione che la dimora di Pietro e di suo fratello Andrea sia a Betsaida e non il villaggio di pescatori di Cafarnao sulle rive nord-occidentali del lago di Tiberiade. Lo stesso Vangelo - hanno ricordato gl esperti - non scioglie del resto il dilemma.
L'iscrizione - secondo Leah Di Segni dell'Università ebraica di Gerusalemme e Jacob Ashkenazi del Kinneret College - comincia con la frase con "Costantino, servo di Cristo". Ma non si tratta - hanno spiegato -di Costantino, primo imperatore romano ad abbracciare il cristianesimo, quanto piuttosto di chi donò la chiesa in base alla tradizione bizantina. L'iscrizione poi prosegue chiedendo l'intercessione del "capo e comandante degli Apostoli celesti". Un chiaro riferimento - hanno sostenuto - a Pietro che fu il primo a dichiarare che Gesù fosse il Messia e considerato dalla tradizione il capo degli Apostoli.
L'iscrizione - incorniciata da un medaglione tondo formato da due file di tessere nere in stile bizantino - facevano parte del pavimento a mosaico della sacrestia della chiesa, che, in stile bizantino, era decorata con motivi floreali.
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