NEW YORK - Il Metropolitan di New York riscrive la storia del movimento cubista attraverso i dipinti trompe-l'oeil dei 'ragazzacci di Montmartre'. Amici e rivali, George Braque, Pablo Picasso e Juan Gris sono al centro di una mostra aperta da giovedì 20 ottobre al 22 gennaio che riesamina il modo con cui i tre artisti fecero consapevole uso dei trucchi ottici di colleghi di secoli prima per realizzare nuove, rivoluzionarie opere per il loro tempo.
Ritagli stampa, avvisi pubblicitari, telegrammi con i prezzi delle azioni, strumenti musicali e biglietti da visita. Per mettere la rivoluzione cubista - nata secondo la tradizione dalle prospettive spezzate di Cezanne e le forme stilizzate delle sculture africane - in una nuova luce, il Met si è alleato con istituzioni specializzate nelle arti decorative come il Museo della Carta da Parati di Rixheim in Francia che ha fornito rotoli e album utilizzati dai cubisti nei loro collage.
Curata da Emily Braun e Elizabeth Cowling, la mostra di circa cento pezzi tra 1909 e 1915 ha come punto di partenza la collezione che il tycoon dei cosmetici Leonard Lauder promise in dono al Met nel 2013. Ben 14 quadri della raccolta Lauder sono adesso esposti accanto a pezzi del museo e di altre collezioni pubbliche e private in attesa di trovare una casa definitiva nella nuova ala che il museo sta costruendo per dar più spazio all'arte contemporanea.
Accanto ai Braque, ai Gris e ai Picasso di Lauder sono le creazioni di pittori europei e americani dal Seicento all'Ottocento, da Samuel van Hoogstraten e Cornelius Norbertus Gijsbrechts, a Louis Léopold Boilly e William Harnet: artisti spesso disprezzati come semplici virtuosi del pennello, a cui però i cubisti si ispirarono adottandone gli schemi e inventando nuovi trucchi per ingannare l'occhio e la mente degli spettatori. Si parte da lontano: da Plinio il Vecchio e dalla favola di Zeusi e Parrasio, dell'uva così realistica da ingannare gli uccelli e della tenda dipinta dal rivale che ingannò l'altro artista. Tende e grappoli d'uva, non a caso, appaiono nei quadri dei cubisti in momenti chiave dello sviluppo artistico del movimento. Consapevoli della retorica e della pratica competitiva del trompe-l'oeil i cubisti gareggiarono tra loro e con i virtuosi del passato, ha spiegato la Braun alla presentazione della mostra: "L'arte non è verità. E' una bugia che ci fa capire la verità", scrisse Picasso nella citazione scelta dai curatori per concludere il percorso espositivo.
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