PALERMO - Si parte dalla Sicilia per un viaggio d’arte alla scoperta dei 54 siti tutelati dall’Unesco nel nostro Paese: abbazie, parchi archeologici, isole, montagne, chiese, palazzi e interi quartieri, meraviglie da preservare per la loro bellezza e la ricchezza storico-culturale che racchiudono. E’ un bel primato, visto che l’Italia ha il numero maggiore di riconoscimenti al mondo; scoprirli significa fare un viaggio indimenticabile e suggestivo tra i tesori delle nostre regioni.
Gli ultimi in ordine cronologico ad aver ottenuto il prestigioso riconoscimento in Sicilia sono sette monumenti di Palermo e un itinerario arabo-normanno fuori città. Il centro del capoluogo è una sorpresa continua: ogni strada, ogni incrocio, ogni piazza ne nasconde altri e altri ancora in un intrecciarsi continuo di avventurose scoperte, di stili architettonici diversi, dal medioevale al normanno, dal bizantino all’arabo e al rinascimentale, che esprimono le tante dominazioni che la città ha subìto nei secoli. Punto di partenza per scoprire i siti Unesco è piazza Indipendenza, dove si trova Palazzo reale, edificato nel 1130 per volere del re normanno Ruggero II all’indomani della sua elezione: all’interno si visitano i saloni e gli appartamenti reali e la cappella Palatina, consacrata nel 1140, edificio medievale a tre navate che oggi conserva opere d’arte islamiche e bizantine. Bellissimi sono i marmi e le decorazioni in mosaico e preziosi gli arredi e i reliquiari sacri, oltre a 15 cofanetti in avorio d’epoca normanna.
A due passi dalle mura del palazzo c’è la chiesa di san Giovanni degli Eremiti: compatta e regolare, è caratterizzata da cupole intonacate di rosso, innalzate a diverse altezze su tamburi cilindrici, in un gioco di volumi d’impronta islamica. All’interno del santuario un passaggio porta alla sala araba, coperta da tre grandi volte a crociera di età cinquecentesca con un interessante affresco bizantino. Sempre in centro, in piazza Bellini, tra i monumenti arabo-normanni spicca la chiesa di santa Maria dell’Ammiraglio, edificata sotto Ruggero II. L’interno è decorato con mosaici e con un ciclo pittorico bizantino molto prezioso mentre il pavimento è in marmo su modelli bizantini. Sulla stessa piazza si trova la chiesa di San Cataldo, capolavoro architettonico in stile romanico con bellissime cupolette che coprono la navata centrale; dal 1937 la chiesa appartiene all’Ordine equestre dei Cavalieri del santo Sepolcro di Gerusalemme. La cattedrale sorge a ridosso delle antiche mura punico-romane della città: trasformata in moschea al tempo della dominazione islamica, la basilica venne restituita al culto cristiano da Ruggero II. L’edificio normanno a tre navate ha un ampio portico e campanili neogotici e nelle prime due cappelle della navata meridionale si trovano le tombe degli imperatori e dei reali normanno-svevi di Sicilia. Il miglior esempio d’architettura araba resta, tuttavia, il palazzo della Zisa, antico edificio dei re normanni, riadattato dagli arabi per la residenza di un emiro. Sorgeva fuori le mura dell’antica città ed era il monumento più importante, ispirato ai giardini di arredo islamico. Il palazzo, che ha subito molte trasformazioni strutturali e ornamentali, è decorato con marmi e mosaici ed è ricoperto di nicchie, lapidi e archi; oggi ospita il Museo d’arte islamica con manufatti rari e preziose testimonianze artistiche dell’epoca araba. Al centro del piano terra dell’edificio, che si sviluppa su tre livelli, si trova la sala della fontana, cuore del palazzo, dove l’affresco “I diavoli della Zisa” raffigura personaggi mitologici che stranamente sembrano difficili da contare e perciò vengono chiamati “diavoli”. A sud del centro storico c’è un altro esempio di architettura normanna, premiato dall’Unesco: è il ponte dell’Ammiraglio, costruito nel 1132, che rappresenta uno dei massimi esempi d’ingegneria medievale in pietra di dimensioni straordinarie per l’epoca. Deve il suo nome al fondatore Giorgio di Antiochia, ammiraglio del regno di Ruggero II, e si presenta con la caratteristica “schiena d’asino” e con due rampe simmetriche rette da sette campate ad arco ogivale. E’ un luogo storico perché qui, nel 1860, le truppe garibaldine si scontrarono con quelle borboniche che difendevano l’ingresso in città. Nel 1938, a causa dei continui straripamenti, il corso del fiume Oreto che originariamente scorreva sotto il ponte venne deviato e l’alveo del fiume trasformato in giardino.
Fuori città un itinerario artistico conduce alla scoperta di altri due siti Unesco, due gioielli architettonici che meritano di essere visitati: le cattedrali e i rispettivi chiostri di Cefalù e di Monreale, meravigliosi esempi di architettura araba, normanna e bizantina. Il maestoso e bellissimo duomo di Monreale, a 7 chilometri a sud di Palermo, ha un chiostro quadrato ad archi con 228 colonne e interni decorati con preziosi mosaici d’oro che raccontano la storia dell’umanità. Costruito in epoca normanna, ha tre navate separate da due file di nove colonne ciascuna, tutte di granito e una in marmo. Viaggiando da Palermo lungo la litoranea per una sessantina di chilometri si arriva a Cefalù: qui si è subito sopraffatti dalla bellezza e dalla maestosità della cattedrale, una meravigliosa costruzione su una rupe davanti al mare, dove il giallo della pietra contrasta con il turchese del Tirreno. Fatta costruire nel 1131 da re Ruggero II per riportare alla cristianità un territorio altamente islamizzato, il duomo di Cefalù è una delle più belle chiese normanne della Sicilia, con le due alti torri ai lati della facciata e il portico a tre archi sorretti da quattro colonne. Oggi il duomo, a cui si accede da una lunga scalinata, sovrasta le case del centro di Cefalù. Per conoscere gli orari di visita dei siti arabo-normanni: http://arabonormannaunesco.it
Proseguendo lungo la litoranea si arriva al porto di Messina dove ci si imbarca per le Eolie, sette piccole isole d’origine vulcanica, incastonate nell’azzurro del Mediterraneo che ricordano i colori dell’arcobaleno: il giallo dello zolfo a Vulcano, il nero dell’ossidiana a Lipari, il verde dei boschi a Salina, il viola dell’erica ad Alicudi, il giallo delle ginestre a Filicudi, il bianco della calce a Panarea e il rosso del fuoco a Stromboli. In comune hanno il blu-verde del mare e l’oro e nero delle spiagge. L’arcipelago è stato dichiarato patrimonio dell’umanità nel 2000 per l’eccezionale valore geologico e le condizioni d’integrità naturalistica: le sette isole, paradiso per chi ama il mare, regalano paesaggi mozzafiato, una natura selvaggia, fondali ricchi ed eccellenze enogastronomiche che le rendono davvero uniche.
In direzione Catania si viaggia con lo sguardo all’Etna, il maestoso e spettacolare vulcano attivo, il più alto d’Europa con i suoi 3.350 metri d’altezza e le pendici che arrivano fino al mare. L’ultima spettacolare eruzione dell’Etna risale al 2018, ma in realtà la lava incandescente zampilla sempre con una certa continuità dal suo cratere sul fianco orientale mentre lapilli e cenere fuoriescono lungo la parete occidentale della valle del Bove, l’ampia conca sul versante orientale della montagna, a 1.600 metri di quota. A ogni eruzione il paesaggio dell’Etna cambia fisionomia, creando depressioni, gole più profonde e valli nuove; da lontano invece lo spettacolo della montagna, imponente con il suo cono fumante, regala sempre le stesse emozioni. D’inverno sul vulcano si scia su piste che regalano scorci sul mare di Taormina e, nei giorni più limpidi, sulle coste della Calabria; d’estate, invece, si sale in vetta su percorsi segnalati, sicuri e accessibili a tutti, da fare a piedi, in fuoristrada o in mountain bike, lungo vallate ricoperte di lava e sassi e tra foreste di castagni, faggi, pini e prati in fiore. L’Unesco l’ha inserito tra i siti patrimonio dell’umanità per la sua eccezionale attività vulcanica millenaria, quindi per il suo valore geologico e scientifico, nonché per il ruolo culturale nel Mediterraneo, di cui ha contribuito a plasmare geografia e mitologia.
Proseguendo lungo la costa si arriva alla città antica di Siracusa e alle necropoli rupestri di Pantalica: entrambe sono state inserite tra i siti Unesco come eccezionale testimonianza di civilizzazione del territorio, dall’età neolitica per quasi quattro millenni fino ai giorni nostri. In questa vallata dal paesaggio brullo e misterioso si seppellivano i morti e i due siti raccontano la storia di 5mila tombe e di reperti d’epoca bizantina in un intreccio di stili che testimoniano il susseguirsi di dominazioni, dai bizantini ai Borboni, dagli arabi ai normanni fino agli aragonesi. In particolare la città di Siracusa include l’isola di Ortigia, luogo del primo insediamento greco del VIII secolo a.C., e custodisce una serie di preziosi tesori storici, tra cui i resti del tempio di Apollo, il teatro greco e l’anfiteatro romano. Fino a due ore prima del tramonto è possibile passeggiare nel parco archeologico e visitare l’anfiteatro romano della prima età imperiale, che si trova di fronte alla ex basilica di san Nicolò dei Cordari, oggi ufficio turistico, l’Ara di Ierone del III secolo a.C., e una serie di grotte tra cui il celebre anfratto “Orecchio di Dionigi” che con il teatro greco è la maggior attrazione del parco. Si tratta di una grotta a forma sinusoidale dal leggendario eco, da dove si narra che il tiranno Dionigi di Siracusa origliava i discorsi dei suoi oppositori politici lì imprigionati. La passeggiata termina nel profumato e spettacolare agrumeto che si distende alle sue spalle e che regala profumi intensi mescolati alla salsedine del mare sottostante.
Qualche chilometro più a sud sorge la valle di Noto, formata da canyon e da meraviglie naturali tutte da scoprire; qui è fiorita l’arte e l’architettura del tardo Barocco che ha cambiato l’arredo urbano dei numerosi centri abitati: Militello, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli. La valle di Noto con le sue città barocche è stata inserita tra i siti Unesco per testimoniare la genialità e l’esuberanza artistica dello stile barocco nato per ricostruire la zona dopo il devastante terremoto del 1693, come testimoniano le bellissime chiese, i palazzi, le lunghe scalinate e le fontane, in un tripudio di ornamenti e decorazioni. Oggi la città di Noto, gioiello barocco aggrappato ai monti della valle ragusana, è un trionfo del barocco che ricopre tutti gli edifici del centro, in particolare le chiese di san Matteo, di san Domenico e di san Nicola, cattedrale della città.
Nel cuore della Sicilia un altro sito Unesco invita al viaggio: è piazza Armerina con la fastosa Villa imperiale del Casale e i suoi preziosissimi affreschi. La Villa, lussuoso edificio patrizio costruito tra la fine del III e l’inizio del IV secolo d.C. ai piedi del monte Mangone, è la testimonianza romana più interessante dell’isola e tra le più prestigiose del mondo: 60 tra terme, sale e gallerie si mostrano con le loro armoniose soluzioni architettoniche, che ruotano intorno al vero gioiello della struttura, 3.500 metri quadrati di mosaici policromi pavimentali, perfettamente conservati. Le straordinarie opere d’arte dai colori vividi raffigurano esuberanti scene di caccia, corse con le quadrighe, giovani atlete in abiti succinti e saghe di eroi e miti come Polifemo, raffigurato con tre occhi, e le scene marine con Ulisse. La villa è visitabile tutti i giorni, dalle 9 alle 16 in inverno e dalle 9 alle 18 d’estate.
Tornando verso il mare e viaggiando verso sud si arriva alla famosa e sempre molto suggestiva Valle dei Templi di Agrigento, ultima tappa del viaggio tra i beni Unesco della Sicilia. L’immenso e monumentale parco archeologico della Valle dei Templi è un sito che si estende su circa 1300 ettari e che racconta una storia che parte dal VI sec. a.C., con la fondazione dell’antica colonia greca di Akragas, oggi Agrigento, attraverso la testimonianza di templi, necropoli, agorà e acquedotti sotterranei, tutti ben conservati. In particolare il complesso dei templi dorici rappresenta una delle documentazioni più impressionanti della civiltà greca in Sicilia; le imponenti sagome bianche dominano la vallata, testimoniando la magnificenza e la supremazia della città antica. La valle si visita tutti i giorni, dalle 8,30 alle 19 ma d’estate e in alcune date concordate si visita anche di sera, dalle prime luci del tramonto quando l’atmosfera è ancora più suggestiva. Per maggiori informazioni: www.parcovalledeitempli.it
Infine va segnalata anche la tutela dell’Unesco a due beni immateriali dell’umanità che qui in Sicilia hanno una tradizione artistica e culturale molto significativa: la coltivazione della vite a Pantelleria e l’opera dei pupi, un’antica forma di teatro che si affermò tra il 700 e l’800 e rappresentò per il popolo uno dei rari momenti di evasione e di divertimento dell’epoca. Le più note scuole di teatro delle marionette sono a Palermo e a Catania. Per maggiori informazioni: http://unescosicilia.it
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