Puntare sull'arte
contemporanea per la ripartenza post covid con una mostra che
mira a valorizzare anche il 'contenitore' che ospita le opere.
E' la scommessa della mostra 'Così fan tutti' che raccoglie le
opere tratte dalla collezione di Ernesto Esposito, inaugurata il
7 maggio, con l'intervento del ministro Elena Bonetti, a Villa
Campolieto a Ercolano (Napoli), promossa dalla Fondazione Ente
Ville Vesuviane (che quest'anno compie 50 anni)", a cura di
Marianna Agliottone.
La Fondazione riapre i propri spazi tornando alle sue
origini, ha spiegato il presidente Gianluca Del Mastro. Nel
1984, dopo il primo importante restauro, Villa Campolieto ospitò
la mostra di arte contemporanea "Terrae Motus", ideata dal
gallerista napoletano Lucio Amelio. Collegandosi idealmente a
quella esposizione, la Fondazione - diretta da Roberto Chianese
- espone 35 opere della raccolta di Ernesto Esposito,
collezionista napoletano. Una collezione in continuo
"rinnovamento" che offre l'opportunità di comprendere come si
stia evolvendo l'arte contemporanea mondiale.
"Uno degli obiettivi primari della Fondazione - dice Del
Mastro - è quello di valorizzare la "grande bellezza" delle
Ville, di rendere le strutture contenitori e catalizzatori di
eventi e mostre, momenti di riflessione collettiva, in cui la
cultura si fa suono, parola, immagine". "Lasciandoci condurre
dal genius loci, abbiamo pensato alle opere che potessero
interagire con l'architettura, esaltarla e esserne esaltate" ha
detto Lucia Anna Iovieno, responsabile conservazione e
valorizzazione della Fondazione. La mostra si apre con We the
people di Dahn Vo (uno dei 250 elementi in cui l'artista ha
scomposto la statua della Libertà), che dialoga con le statue di
Minerva e Mercurio raffigurate negli affreschi della sala, e si
chiude con la video installazione di Candice Breitz Double
Whitney (I Will Always Love You) grazie a cui Whitney Houston
canta nel Salone delle Feste. La lunga prospettiva del braccio
settentrionale si chiude con il grande arazzo del giovane
artista brasiliano Alexander Maxwell (prima opera su tela
dell'artista) e le immagini della favela interagiscono con gli
arredi ottocenteschi del "salottino dorato".
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