(di Luciano Fioramonti)
'Si dice che i miei oggetti siano
realizzati con metodi segreti... rido sotto i baffi. Il mio solo
segreto è il rigore con cui conduco il mio lavoro''. Le parole
di Piero Fornasetti come le tessere di un puzzle aiutano a
comporre il quadro della sua attività poliedrica, un percorso
creativo scandito da temi diversi: le rovine e l'uso del passato
come frammento, l'architettura, la musica, il tema e le
variazioni, il disegno, la grafica, il collezionismo, l'oggetto
quotidiano e la dimensione illusionistica e onirica.
"Fornasetti Theatrum Mundi", la mostra in programma dal 3 giugno
al 14 febbraio 2021 con cui la Pilotta di Parma riapre le porte
al pubblico in un allestimento site-specific pe le limitazioni
anti Covid-19, è un viaggio tra passato e presente, tra classico
e moderno che abbina le architetture rinascimentali del
Complesso Monumentale all' immaginario dell' artista milanese
maestro del design, inventore negli anni Cinquanta di un
Atelier che ha fatto scuola nella produzione di opere, oggetti,
mobili, idee.
L' esposizione - curata da Barnaba Fornasetti, Direttore
Artistico dell'Atelier, e di Valeria Manzi, presidente
dell'associazione Fornasetti Cult, insieme con Simone Verde,
direttore della Pilotta - vuole far dialogare le testimonianze
di bellezza neoclassica del sito con la produzione elaborata da
uno dei grandi maestri del Novecento. Tutto ruota intorno al
Teatro Farnese, capolavoro dell'architettura seicentesca
costruito all'interno del Complesso sul modello del teatro
vitruviano, seguendo il sogno enciclopedico del Theatrum Mundi
del retore neoplatonico Giulio Camillo, di riassumere al suo
interno la totalità del reale. Con la stessa chiave di lettura
sono state disposte le centinaia di opere di Piero Fornasetti
(1913-1988) , accompagnate da brevi suoi testi, del figlio
Barnaba e da citazioni di altri autori per suggerire spunti di
riflessione sulla universalità della rigenerazione contemporanea
delle forme del classicismo.
''Ho sposato la decorazione alla forma'' disse di sé l'
artista che, osserva Verde, prolungò il 'Ritorno all' ordine'
tra le due guerre con la riscoperta dell' arte classica nella
crisi dello sperimentalismo. Espulso per insubordinazione dell'
Accademia di Brera, ebbe nel 1939 l' incontro decisivo per il
suo futuro con Gio Ponti, avviando una collaborazione
ventennale nel campo delle arti decorative e del design, alla
ricerca di uno stile italiano sganciato dagli scopi
propagandistici del regime. ''Uno spirito fantastico libero si è
venuto giovando di questo vecchio linguaggio per ridargli un
accento, che potremmo dire surreale'', disse di lui il grande
architetto. Sulla scia del padre, Barnaba Fornasetti ha
continuato e continua ad aggiungere e reinventare icone e
creazioni. ''La gente ha bisogno sempre più di decorazione -
spiega - perché ha la stessa funzione della musica: può
sembrare non strettamente necessaria, ma lo è. È cibo per
l'anima''.
Piero Fornasetti, sempre lontano dal conformismo e dalle
mode, seguiva l' idea di una bellezza democratica, accessibile a
tutti, frutto di un artigianato raffinato pensato non per il
pezzo unico ma per la produzione seriale. Sceglieva gli oggetti
d'uso quotidiano: piatti, tazze, vasi, bicchieri e mobili dal
design pratico e funzionale, portaombrelli, vassoi e paraventi,
alleggerendoli e trasformandoli da oggetti anonimi in tasselli
di un mondo in cui la realtà si fonde con l' illusione, la
poesia, l' ironia, lo spirito onirico tanto che Pablo Neruda
definì il maestro del design il ''mago de la magia precisa y
preciosa". Su tutto svetta il capitolo sul tema e le sue
variazioni, con il volto di Lina Cavalieri, la cantante lirica
considerata negli anni della Belle Epoque la donna più nella del
mondo, divenuta musa per Piero e marchio di fabbrica
dell'azienza, declinato ossessivamente in centinaia di versioni
su piatti, tazze e candele. ''Da questa mostra - osserva Simone
Verde - esce un Fornasetti enciclopedico, incredibilmente
brillante, intelligente, colto e pieno di humour, che riesce a
parlare di tutto con una disinvoltura di cui è capace solo l'
arte italiana ai suoi massimi livelli''.
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