PIACENZA - La Madonna Sistina di Raffaello rivive dal 29 maggio al 31 ottobre nella chiesa del monastero di San Sisto, a Piacenza. Raffaello ricevette l'incarico da papa Giulio II nel 1512; il capolavoro rimase a Piacenza fino al 1754, quando fu ceduto dai monaci piacentini al Grande Elettore Augusto III di Sassonia per 25mila scudi romani. Da allora si trova nella galleria reale dei dipinti di Dresda. L'esposizione conduce i visitatori alla scoperta del monastero benedettino e del suo patrimonio artistico a partire dal celebre dipinto, che ritorna virtualmente nella città per la quale fu realizzato.
L'iniziativa è inserita tra gli eventi ufficiali per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio.
La mostra documenta tra l'altro, attraverso copie di opere e volumi sfogliabili dal pubblico, come dopo l'arrivo a Dresda il quadro sia divenuto meta di pellegrinaggi laici in nome di un ideale di grazia e di bellezza che attraversa le epoche del neoclassicismo, del romanticismo e del positivismo ottocentesco, fino alla filosofia e alla letteratura novecentesche. La Madonna Sistina diventa immagine di riflessione per cristiani e di venerazione per cattolici ortodossi, e immagine di studio per filosofi, poeti e letterati. Nella cripta si ripercorre la vita della Madonna Sistina attraverso una ricostruzione cronologica che muove dal contesto storico-socio-politico romano e piacentino: il percorso inizia con l'osservazione dell'originaria collocazione nel presbiterio progettato dal Tramello, ricostruito attraverso la realtà aumentata, indossando visori ad hoc.
L'allestimento museale descrive le vicende del monastero, dalla sua fondazione imperiale (nel secolo IX) ai cambiamenti intervenuti in epoca moderna. La narrazione mette in evidenza i complessi rapporti che contrapposero, per tutto il medioevo, il potere religioso incarnato dal vescovato piacentino e il potere politico rappresentato dal monastero.
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