Nel corso della sua lunga storia,
anche la Biblioteca Estense di Modena ha subìto importanti
depredazioni, che si sono concluse con restituzioni quasi sempre
parziali. Ora una mostra nella sala Campori - 'Tesori che
ritornano in patria. Giustizia ed eredità culturale' - in
programma dal 16 settembre al 7 gennaio, attraverso tre casi
rilevanti che hanno coinvolto alcuni cimeli estensi affronta il
vasto tema del diritto dei cittadini all'eredità culturale,
partendo da un'analisi delle restituzioni di opere e documenti
che nel corso degli ultimi secoli l'hanno vista protagonista.
Grazie alla ricchezza dell'archivio storico della Biblioteca
Estense e della biblioteca stessa, ciascuno dei tre esempi è
accompagnato dai documenti che ne narrano le vicende e da una
selezione dei materiali contesi in modo da ricreare, per il
visitatore, lo scenario alla base della vicenda della
restituzione.
L'esposizione, a cura di Nadia De Lutio, copre un arco
temporale che parte dalle restituzioni dei materiali prelevati
dai commissari francesi nel 1796 per conto di Napoleone
Bonaparte alla Convenzione di Firenze nel 1868, fino ai trattati
che accompagnano la fine della Prima Guerra Mondiale, offrendo
l'occasione per riscoprire tesori tanto predati quanto
rivendicati, di cui si possono ripercorrere le vicende grazie
alle testimonianze archivistiche e ai materiali stessi. La prima
sezione riguarda le spoliazioni napoleoniche (1796-1815)
avvenute nell'ambito della campagna d'Italia; il secondo esempio
riguarda l'asportazione di cimeli ad opera di Francesco V
(1859-1868), che ha inizio con i primi atti che segnano la fine
del Ducato Estense; il terzo esempio è quello dei manoscritti un
tempo del re d'Ungheria Mattia Corvino di proprietà della
Biblioteca Estense che furono donati all'Ungheria per volere
dell'imperatore d'Austria. Con oltre 40 pezzi tra carte
d'archivio, manoscritti, incunaboli e una cinquecentina, la
mostra presenta una selezione dei materiali estensi protagonisti
delle tre diverse storie di restituzione.
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