Genus Bononiae omaggia l'opera di
Bruno Pulga, uno degli artisti più interessanti del Novecento,
nato a Bologna nel 1922, con la mostra 'Bruno Pulga Ventidue',
in programma da oggi al 19 marzo nel complesso museale di Santa
Maria della Vita. Il percorso espositivo si compone per la quasi
totalità delle opere donate a Genus Bononiae dal nipote Giulio,
il quale alla morte del padre ha deciso di lasciare una parte
rilevante della produzione dello zio nella città che lo vide
nascere. Profondo è il rapporto che lega Pulga (morto nel 1993)
a Bologna: qui si formò all'Accademia di Belle Arti con Giorgio
Morandi e Virgilio Guidi e qui si affermò, insieme agli altri
membri dell'Ultimo Naturalismo di Francesco Arcangeli, come uno
dei più originali interpreti della corrente informale in Italia.
'Bruno Pulga Ventidue' presenta al pubblico il lascito
formato da 25 oli, 2 acquerelli, 2 litografie, 3 disegni a
matita e dieci a pennarello esposti per la prima volta. Pochi i
soggetti rappresentati: la figura umana, il volto, il paesaggio
che continuamente si confondono e si scambiano l'uno con
l'altro, oscillando tra un fare pittorico rarefatto e materico,
a seconda dei cicli e dei periodi. Il lascito si affianca agli
altri lavori di Pulga già presenti all'interno delle Collezioni
della Fondazione d'Arte e di Storia della Fondazione Carisbo,
costruendo un nucleo cospicuo di opere per rappresentare
l'intero arco evolutivo della carriera dell'artista: dalle
Nature morte alle Figure degli anni '50, dai Paesaggi alle
Falaise del decennio successivo, dalle Teste ai Tavoli operatori
dipinti a cavallo tra i '60 e i '70, fino alle grandi Luci
Natura degli anni della maturità con le quali Pulga pare voler
ritornare, in uno stato d'animo riappacificato, all'Ultimo
Naturalismo degli esordi. La mostra apre al termine dei lavori
di restyling che hanno interessato l'Oratorio di Santa Maria
della Vita.
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