(di Luciano Fioramonti)
ROMA - La celebrazione della nascita Littoria, la prima e
più importante tra le città di fondazione nella pianura pontina,
una visione del mondo dall' alto secondo i dettami dell'
aeropittura di come l' intervento dell' uomo sa modificare l'
ambiente, ma anche il gesto artistico di chi ha lasciato un
segno tangibile in quel contesto urbano. Pierluigi Bossi, che
proprio Filippo Tommaso Marinetti in persona ribattezzò
futuristicamente Sibò, si dedicò negli anni Trenta a questa
lettura "trasformativa" del paesaggio. All' aeropittore di
origine milanese, a lungo ignorato dalla critica, rende omaggio
fino al 30 settembre la Galleria Futurism & Co di Roma con la
mostra "Littoria - Sibò", che presenta 20 sue opere affiancate
da quelle di altri tre grandi nomi del Futurismo, Enrico
Prampolini, Tato e Renato Di Bosso.
"Bossi - dice Giancarlo Carpi, curatore della mostra e del
catalogo - fu un pittore originale se paragonato agli altri
aeropittori. In lui l' aeroplano condivide il carattere
'animato', ponendosi, dentro un'altra categoria estetica
dell'aeropittura che è quella della personificazione, analogia
diretta tra parti del mezzo meccanico e parti del corpo umano. I
suoi aeroplani sagomati evocano 'squadre', perché prendono parte
al tema ricorrente dei suoi quadri, l'edificazione della città
nuova, di Littoria, di Sabaudia, di Aprilia. Non saranno questi
aeroplani 'trasfigurazioni' di uomini al lavoro nella
costruzione della città?".
Pierluigi Bossi, classe 1907, si trasferì adolescente con la
famiglia in Toscana. Nel 1934 il lavoro lo portò a Littoria,
fondata appena due anni prima e cresciuta - parole di Marinetti
- con "ritmo eroico e rapidità fascista". Da capo sezione dell'
ufficio tecnico fu uno strettissimo collaboratore di Oriolo
Frezzotti, redattore del primo piano regolatore della città che,
a guerra conclusa, prese il nome di Latina. L' anno seguente
Bossi-Sibò progettò Piazza dell' Impero, oggi piazza del Popolo,
e i suoi giardini ma fu anche uno dei protagonisti della
creazione della Galleria Civica, inaugurata nel 1936 alla
presenza di Mussolini, che raccolse più di 400 opere donate da
tutta Italia, alcune di artisti di grandissimo pregio, andate
quasi del tutto disperse dopo la guerra. A Latina, che gli ha
dedicato una grande mostra lo scorso dicembre, Bossi restò per
quasi 20 anni prima di trasferirsi. E' morto nel 2000 a Proceno
(Viterbo), dove è sepolto.
I quadri di Sibò sono un tripudio di colori, linee e
geometriche degli edifici che, come in "Dalle paludi alle città
nuove" del 1936, si alternano a quelle dei campi coltivati,
trarichiami a vanghe e mezzi agricoli, al Circeo, e la presenza
costante di ali e sagome di aerei in virata. "Le opere di Bossi
- osserva Carpi - hanno un 'disordine orchestrato', che può
tenere insieme fughe prospettiche ben evidenti, passaggi da una
prospettiva multipla a una prospettiva naturalistica. La visione
dall'alto di Bossi è trasformativa, non contemplativa e lirica".
Non meno importante - sottolinea il curatore - è lo sguardo
cosmico di Sibò che si muove verso una idea del nuovo e dell'
"alieno". Il suo "Dall'agro al cosmo" del 1938 potrebbe aver
influenzato Enrico Prampolini che l' anno seguente dipinse
"Bonifica cosmica", esposto nella mostra. Dai luoghi della
bonifica pontina lo sguardo punta, quindi, a un obiettivo più
ampio e ambizioso, alla conquista futura dello spazio, quasi a
voler saldare la colonizzazione del territorio a quella dell'
universo profondo. "Il passato - scrisse parlando di sé - è
sempre dietro di me dimenticato, solo piccoli spazi di ricordi
senza tempo: Il tempo è quello che deve venire".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA