(di Luciano Fioramonti)
L' esposizione di una quarantina di
opere raccolte nel corso della sua lunga militanza di studioso
dell' arte non soltanto italiana della seconda metà del secolo
scorso accompagnata da un catalogo che è in realtà il racconto
di un ''pensatore fuori dagli schemi'' attraverso le
testimonianze di artisti, esperti, amici e galleristi incontrati
lungo il cammino. E' l' omaggio che dal 23 giugno la Galleria
Russo di Roma rende a Maurizio Fagiolo dell'Arco, storico e
critico tra i protagonisti della scena culturale del
dopoguerra, a vent' anni dalla morte. La mostra, curata da
Laura Cherubini con la collaborazione di Maria Beatrice Mirri,
moglie di dell' Arco, prende le mosse dall' autoritratto firmato
nel 1665 da Giovan Battista Gaulli, il Baciccio, uno dei pezzi
della collezione di dipinti del '600 romano donata dai coniugi
Fagiolo al Museo del Barocco di Ariccia, nei Castelli Romani. E
poi i lavori eseguiti dagli artisti che furono al centro dei
suoi studi, da Carla Accardi a Balla, Boetti, Cagli,
Cambellotti, de Chirico, Dorazio, Mafai, Paolini, Pascali,
Fausto Pirandello, Alberto Savinio, Mario Schifano, Turcato,
Warhol.
C' era Maurizio Fagiolo dell' Arco (1939-2002) dietro due testi
considerati fondamentali per la storia dell' arte italiana
pubblicati nel 1966 dall' Editore Bulzoni: 'Rapporto 60. Le arti
oggi in Italia', sulle esperienze artistiche più innovative del
decennio, e 'Bernini. Una introduzione al Gran Teatro del
Barocco'. Non ancora trentenne, il giovane studioso cominciò ad
imporsi come lo spirito geniale divenuto in seguito punto di
riferimento per un'intera generazione di colleghi. "Grandissima
figura di storico dell'arte, personalità poliedrica, brillante
studioso e creatore di indimenticabili mostre'' lo descrive
Laura Cherubini. Fagiolo dell' Arco cominciò la sua carriera nel
1963, con la pubblicazione della tesi di laurea su Domenichino
seguita da Giulio Carlo Argan. L' anno successivo cominciò a
pubblicare sul quotidiano socialista l' Avanti! i commenti sulle
tendenze del contemporaneo. Alla fine degli anni '60 si
concentrò sulle avanguardie di primo Novecento: Balla e i
Futuristi, Francis Picabia, Man Ray, di cui diventò lo studioso
di riferimento. Dal 1979 fu Giorgio de Chirico a catturare per
un ventennio la sua attenzione. Portò al centro della scena
l'arte italiana tra le due guerre, la Scuola Romana e il
Realismo Magico. "Maurizio era un grande anticipatore e indagava
artisti che erano essi stessi anticipatori - osserva la
curatrice -. Amava andare contro corrente''. A lui si devono
l'Archivio della Scuola Romana, fondato con Netta Vespignani, e
il Museo del Barocco romano nel Palazzo Chigi di Ariccia,
destinatario della donazione della sua collezione di dipinti del
'600 romano.
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