ALBENGA - I nomi di Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Domenico Fiasella, Luciano Borzone, Giulio Benso, accanto ai De Ferrari, Gioacchino Assereto, Giovanni Battista Casoni, Domenico Piola e Anton Maria Maragliano per delineare, seguendo le tracce di un'arte che del meraviglioso, la fioritura di una stagione irripetibile e con essa la vivacità di un territorio intero: è probabilmente lo stupore di una bellezza ricercata e altamente espressiva il fil rouge della mostra diffusa "Onde barocche. Capolavori diocesani tra 1600 e 1750", in programma dall'8 aprile al Museo Diocesano di Albenga e dal 16 aprile all'Oratorio della Ripa a Pieve di Teco (IM), e poi in numerosi siti dislocati sul territorio diocesano, fino al 13 novembre.
Realizzata da Formae Lucis e Museo Diocesano di Albenga, in collaborazione con Scuderie del Quirinale e Palazzo Ducale, dove sono allestite le parallele esposizioni dedicate al Barocco (a Roma "La Forma della Meraviglia. Capolavori a Genova tra il 1600 e 1750", dal 27 marzo al 10 luglio; a Genova "Superbarocco. Arte a Genova da Rubens a Magnasco", dal 26 marzo al 3 luglio), la mostra riunisce 23 opere, tra pittura e scultura, provenienti da alcune delle raccolte formatesi nei secoli nella Diocesi di Albenga-Imperia, per la prima volta messe in dialogo tra loro.
Per l'occasione, il Museo Diocesano, dalle cui sale parte questo percorso "a tappe" per scoprire il patrimonio artistico ligure, rinnova completamente l'itinerario espositivo, includendo anche aree accessibili al pubblico per la prima volta.
Nell'anno del Barocco, il percorso - curato dall'architetto Castore Sirimarco, direttore dell'Ufficio Beni Culturali della Diocesi, e da Don Emanuele Caccia, vicedirettore del Museo Diocesano - si configura dunque come un'occasione di conoscenza ma anche di meraviglia: ricco di suggestioni d'arte e di fede, così come di echi di storia e cultura, il progetto espositivo (che collabora direttamente con la mostra genovese "Superbarocco" arricchendo la sezione "Protagonisti") offre ai visitatori una tangibile testimonianza del valore dei frutti nati in seno al Barocco ligure, prestando particolare attenzione anche al contesto specifico in cui il movimento si è espresso e dove ha raggiunto alcuni dei suoi vertici grazie anche a una committenza particolarmente attenta e vivace.
Di questo fermento culturale, che nel XVII secolo da Genova si diffuse poi come "un'onda lunga" nel territorio ligure di ponente fino al secolo successivo, sono ulteriore prova anche le "isole" artistiche sparse nella zona della Diocesi di Albenga-Imperia coinvolte dal progetto (purtroppo poco conosciute perché periferiche), da quelle dei Doria di Loano, con i pittori toscani e liguri, a quelle genovesi di Pieve di Teco, Alassio, Pietra Ligure, e in parte, Porto Maurizio fino a quelle romane di Garlenda, Conscente e Porto Maurizio, con una puntata fiamminga a Moltedo, per concludersi a Laigueglia con opere provenienti da chiese genovesi soppresse o distrutte.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA