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La 'meravigliosa' modernità di Manet

La 'meravigliosa' modernità di Manet

Da 8/3 a Milano i capolavori del maestro 'padre' impressionismo

06 marzo 2017, 09:48

Nicoletta Castagni

ANSACheck

Manet e la Parigi moderna - Il bagno. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Manet e la Parigi moderna - Il bagno. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Manet e la Parigi moderna - Il bagno. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Al di là delle scuole, fautore di una visione dell'arte profondamente innovativa, il genio di Edouard Manet arriva a Milano per una delle mostre più attese dell'anno, allestita dall'8 marzo al 2 luglio al piano nobile di Palazzo Reale. Esposte circa 30 opere del maestro parigino che fu lo straordinario interprete della ''meravigliosa'' modernità, cui si affiancano i dipinti e i disegni dei più influenti pittori a lui coevi, quali Cezanne, Degas, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Boldini, per un totale di cento straordinari capolavori, provenienti dalle raccolte del Museo d'Orsay. La mostra, intitolata 'Manet e la Parigi moderna', è stata promossa e prodotta dal comune di Milano-Cultura, da Palazzo Reale e MondoMostre Skira, con la curatela di Guy Cogeval, storico presidente del d'Orsay e dell'Orangerie in collaborazione Caroline Mathieu e Isolde Pludermacher. Scopo della rassegna è di raccontare il percorso artistico di Edouard Manet, iniziatore di una nuova pittura, che si muove in una Parigi in piena trasformazione, che l'artista amava percorrere a piedi ogni giorno per scoprirne i dettagli più nascosti e il ritmo rutilante. La ville lumiere diventa a Palazzo Reale quasi un filo d'Arianna per celebrare il ruolo centrale di Manet nella pittura moderna, attraverso i vari generi cui l'artista si dedicò: il ritratto, la natura morta, il paesaggio, le donne. E infine Parigi, capitale in piena trasformazione durante il secondo Impero Napoleonico, rivoluzionata dal rinnovato assetto urbanistico ideato dal barone Haussmann e caratterizzata da un nuovo modo di vivere nelle strade, nelle stazioni, nelle Esposizioni universali, nella miriadi di nuovi edifici che ne cambiarono il volto e l'anima. Manet, presto caposcuola riconosciuto dal milieu artistico e culturale francese, dipingeva la vita reale, il quotidiano, gli ambienti affollati dei caffè e dei teatri, i 'dejeuneur sur l'herbe' dei parigini, ma anche le figure che vedeva e conosceva, le donne capaci di attrarlo e incuriosirlo. Uno dei suoi motti era: ''essere del proprio tempo e dipingere ciò che vede, senza lasciarsi turbare dalla moda''. Nella sua produzione, gelosamente custodita nei musei francesi, non c'è dunque retorica o mitologia, pur affondando salde radici nella tradizione dell'arte antica. Manet aveva infatti viaggiato e conosciuto la pittura spagnola di Goya e Velasquez e quella veneziana di Tiziano e Giorgione. Dipingeva donne nude sdraiate con disincanto, suscitando lo scandalo della critica, ma non era questo il suo obiettivo. Non si trattava di provocazioni, bensì della caparbia volontà di testimoniare la vita reale, atteggiamento questo che in Francia apre le porte alla rivoluzione impressionista che lo guarderà sempre come il padre, il precursore per eccellenza. Ecco dunque che il percorso espositivo affianca ai capolavori di Manet quelli degli artisti suoi contemporanei, come Renoir, Degas, Cezanne, tutti prestigiosi prestiti provenienti dal d'Orsay. Un totale di cento opere, tra cui 54 dipinti (16 i capolavori di Manet) e 40 altre splendide tele di maestri quali Boldini, Cezanne, Degas, Fantin-Latour, Gauguin, Monet, Berthe Morisot, Renoir, Signac, Tissot. Alle opere su tela si aggiungono 11 tra disegni e acquarelli di Manet, una ventina di disegni degli altri artisti e sette tra maquettes e sculture.

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