MILANO - La guerra affrontata in prima linea e la vita quotidiana dei soldati al fronte. Trincee, combattimenti, l'attesa dello scontro e i momenti abitudinari che scandivano la giornata, le adunate, le distribuzione di doni, l'ora del rancio, il taglio di barba e capelli, le lettere da scrivere per i parenti a casa, il raccoglimento durante una funzione religiosa. Scatti vecchi di oltre un secolo che raccontano la Grande Guerra dei militari italiani e l'esperienza terribile, i drammi e le tragedie di ogni conflitto. C'è tempo fino al 29 maggio per riflettere sugli oltre 120 scatti inediti di ''Immagini dal fronte'', in mostra per la prima volta alla Fondazione Matalon, a Milano, selezionati da Eleonora Belloni e Alessandra P. Giordano da un fondo fotografico della Biblioteca dei trasporti e della mutualità Cesare Pozzo. L'esposizione presenta materiale in buona parte in originale, le altre fotografie sono riprodotte in ingrandimenti che, da un lato, ne rendono maggiormente leggibili i dettagli, e dall'altro evitano l'usura delle fragili stampe originali. La scelta della definizione temporale - la Grande Guerra 1914-1918 - così come quella dell'allestimento e della ripartizione tematica indicano la volontà di superare il punto di vista italiano della guerra, nonostante le foto ritraggano in gran parte il fronte tricolore. Il racconto procede seguendo tre filoni: "La prima linea", "Il fronte", "Oltre i confini". A queste si aggiunge una sezione di immagini del fotografo "ufficiale" della Grande Guerra, Luca Comerio. Un focus è inoltre dedicato al tema dei trasporti con alcune immagini dei treni impiegati nella condotta di materiali e, talvolta, dei caduti.
La paternità delle immagini, a cui è stato possibile risalire grazie ai timbri presenti sul retro delle fotografie, rimanda in gran parte alle Sezioni fotografiche e cinematografiche del Regio esercito italiano e del Comando supremo, ma vi sono anche immagini scattate da laboratori fotografici privati. Linee di attacco e di resistenza, vedette e prigionieri, rifugi e momenti di azione si alternano così alle attese e a un 'dopo' fatto di distruzioni e rovine di città, stabilimenti e obiettivi militari. C'è anche un piccolo nucleo di immagini dedicato agli strumenti materiali della guerra, armi e munizioni, a ricordare come il grande conflitto che aprì il Secolo Breve fu anche il primo teatro di guerra in cui vennero sperimentate tecniche e tecnologie in gran parte nuove, frutto di circa un secolo di sviluppo tecnologico e industriale che aveva investito l'intero mondo occidentale. Furono proprio queste capacità belliche, insieme a quella di mobilitare uomini e risorse - ricordano le curatici - ad indirizzare le sorti del conflitto contribuendo a ridisegnare il nuovo ordine mondiale. ''I due temi su cui si sviluppa la mostra - osservano - si intrecciano fino a essere spesso allineati su un confine quasi impercettibile: il concetto di prima linea, una città distrutta dai bombardamenti, una donna che nel fango scava una trincea, sono tutti effetti di una guerra, al pari di un corpo di un'artiglieria in azione, il prima e il dopo, non sono altro che facce di quella stessa capacità che un conflitto ha di produrre distruzione, morte, lacerazioni e macerie''.
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