E' una delle iscrizioni più
enigmatiche e dibattute di tutta l'antichità classica e fino al
16 luglio 2023 potrà essere ammirata alla Fondazione Luigi
Rovati di Milano, al piano ipogeo del museo d'arte. Si tratta
della stele di Kaminia ritrovata a Lemno e custodita nel Museo
archeologico nazionale di Atene. Rinvenuta tra il 1883 e il 1885
vicino al borgo di Kaminia, sull'isola di Lemno, la stele è
datata al VI secolo a.C. e ha suscitato particolare interesse
per le due iscrizioni che porta incise.
L'alfabeto della stele è greco, del tipo detto 'rosso' (o
greco-occidentale), ma alcuni tratti peculiari lo avvicinano
all'alfabeto etrusco. Le notizie degli autori antichi sui
Pelasgi o Tirreni, che avrebbero abitato Lemno fino alla
conquista di Atene (ca. 500 a.C.), indussero la Scuola
Archeologica Italiana di Atene a condurre scavi e ricerche
sull'isola per identificare le origini dei Tirreni d'Italia,
cioè gli Etruschi. La stele, opera di una bottega locale, è una
sottile e lunga lastra di calcare originariamente alta due metri
circa, di cui rimane la metà superiore. Sulla fronte è incisa a
bassissimo rilievo la figura di un guerriero di profilo, in
piedi, armato di lancia e scudo. Il volto, con testa piatta,
grandi occhi e un pronunciato sorriso, rimanda all'iconografia
attestata a Lemno.
Intorno al personaggio è incisa una iscrizione distribuita su
8 righi: alcune linee si leggono dal basso verso l'alto, altre
in orizzontale da sinistra a destra e da destra a sinistra in
righi alternati. La lettura è controversa: una delle possibili
interpretazioni è che l'iscrizione ricordi il guerriero Aker
figlio di Tavarsa (Aker Tavarsio), a rappresentare la
discendenza dai membri di un'illustre famiglia di Lemno. Una
seconda interpretazione lo identifica invece in un Holaie (in
greco Hylaios) forse originario di Focea, in Asia Minore. La
stele era il segnacolo di una sepoltura.
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