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Ligabue naif, contro le violenze della vita

Settanta dipinti, disegni e sculture a Padova fino a febbraio

Roberto Nardi PADOVA

PADOVA - Una vita segnata da drammi familiari e da violenti crisi nervose, con ricoveri in manicomio prima nella natia Svizzera poi a Reggio Emilia, ma dedicata interamente alla pittura, dagli autoritratti agli animali selvaggi e domestici, ai paesaggi agresti fino ai mondi fantastici e lontani scaturiti dallo sfogliare libri. Pare ruotare attorno al binomio "sofferenza e creatività" l'esperienza esistenziale e artistica di Antonio Ligabue, il pittore italo-Svizzero (Zurigo 1899 - Gualtieri 1965) al centro della mostra monografica aperta dal 22 settembre fino al 17 febbraio, nelle sale dei Musei Civici agli Eremitani, a Padova.

Ligabue, protagonista sessantenne della sua prima mostra personale a Roma nel 1961, fatto conoscere al grande pubblico a metà degli anni '70 da uno sceneggiato televisivo interpretato da Flavio Bucci, pare essere l'ideale interprete - come rilevano gli organizzatori - di quanto sostenuto dal pittore Ernst Ludwig Kirchner, uno fra i maggiori esponenti dell'espressionismo tedesco: "se si potesse trasformare completamente la sofferenza in creatività, si schiuderebbero nuove, incredibili possibilità". Nel pittore racchiuso un tempo nella dizione artista "naif" (con accostamenti ideali al francese Rousseau detto il "doganiere"), l'opera sembra così essere lo strumento che ripara le violenze e le difficoltà della vita. "Antonio Ligabue. L'uomo, il pittore" (catalogo Skira), attraverso una settantina di dipinti, tre dei quali inediti, dieci opere su carta e sette sculture - fusioni in bronzo dalle originali che Ligabue realizzò in creta adoperando l'argilla delle sponde del Po, nella Bassa reggiana dove visse, dopo l'espulsione dalla natia Svizzera, fino alla morte - vuole essere "un percorso attraverso la vita e l'arte di un artista la cui vicenda esistenziale è dominata dalla solitudine, dall'emarginazione, riscattate solo da uno sconfinato amore per la pittura". L'esposizione si apre con gli autoritratti, a cui seguono gli animali selvaggi e domestici, i lavori che richiamano terre lontane, sognate e immaginate sfogliando i libri a portata di mano o studiando le figurine Liebig e, infine, il paesaggio agreste. Per la prima volta sarà visibile al pubblico una selezione di documenti originali, dedicati alla vicenda biografica dell'artista.

L'esposizione, promossa dall'assessorato alla cultura del Comune di Padova e curata da Francesca Villanti e Francesco Negri, è organizzata e prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, con la direzione generale di Alessandro Nicosia, in collaborazione con la Fondazione Museo Antonio Ligabue e il Comune di Gualtieri (Reggio Emilia). "Un evento prestigioso - ha detto l'assessore alla Cultura Andrea Colasio - in una politica di rilancio delle grandi mostre, che contribuisce a incrementare l'offerta culturale e turistica di Padova città d'arte".

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