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Un caveau per il Museo Salce, tesoro di manifesti d'epoca

Veneto

Un caveau per il Museo Salce, tesoro di manifesti d'epoca

Il 12 giugno Franceschini a Treviso per inaugurare la nuova sede

TREVISO, 02 giugno 2021, 14:30

di Luciano Fioramonti

ANSACheck

Un caveau per il Museo Salce, tesoro di manifesti d 'epoca - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un caveau per il Museo Salce, tesoro di manifesti d 'epoca - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un caveau per il Museo Salce, tesoro di manifesti d 'epoca - RIPRODUZIONE RISERVATA

TREVISO - Un grande caveau blindato costruito in quello che fu uno dei luoghi sacri più importanti di Treviso custodirà un tesoro prezioso quanto fragile fatto di oltre 50mila manifesti pubblicitari, la raccolta pubblica di grafica pubblicitaria più importante del mondo, insieme con quella di Parigi. Il 12 giugno ci sarà anche il ministro della Cultura Dario Franceschini per inaugurare la nuova sede del Museo Nazionale Collezione Salce nell'antica chiesa di Santa Margherita, presa in cura dai fiorentini che risiedevano in città, restaurata con i fondi del dicastero e con il contributo della Regione Veneto. Sarà anche l'occasione per inaugurare la prima grande mostra del museo - rinviata a più riprese a causa della pandemia - dedicata a Renato Casaro, maestro dei manifesti dei grandi capolavori del cinema western, che fino al 30 settembre sarà ospitata anche nella seconda sede del Museo nazionale in San Gaetano e ai Civici Musei di Santa Caterina. Lo spazio espositivo - per brevità già indicato con l' acronimo ''Cs'' - racconterà ai visitatori, agli studiosi e agli appassionati del genere la storia e i risultati della passione che spinse l'imprenditore trevigiano Nando Salce a mettere insieme, pezzo dopo pezzo, una collezione senza pari. Fino al 1962, quando morì, il cavalier Salce aveva raccolto di persona più di 26 mila affiche, alcuni risalenti perfino al Settecento. Poi, come egli stesso aveva raccomandato ai familiari, questa miniera di pezzi che hanno fatto la storia della cartellonistica, dei gusti collettivi e del costume venne donata allo Stato e ospitata, fino ad oggi, in sedi temporanee.

"E' impossibile indicare le quotazioni di mercato se la collezione fosse messa in vendita - dice Chiara Matteazzi, della Direzione nazionale dei Musei del Veneto - Si tratta di pezzi di valore molto diversificato. Nella Collezione si hanno pezzi unici, dal valore altissimo, ma anche altri di cui esistono diversi esemplari sul mercato o in collezioni private. Considerato anche il loro ottimo livello di conservazione, credo non sarebbe azzardato ipotizzare un importo di diverse decine di milioni di euro''. Al patrimonio lasciato da Salce si sono aggiunte con gli anni altre migliaia di pezzi grazie alle donazioni di collezionisti privati e agli acquisti sul mercato internazionale, proseguendo la cronologia dai primi anni Sessanta a oggi. Ogni ''pezzo'' è stato fotografato, classificato e inserito in una banca data elettronica, così da consentirne la ricerca e lo studio da parte di tutti e da ogni luogo del mondo.

L'intervento nella chiesa di Santa Margherita ha creato un enorme parallelepipedo, blindato e con sistemi di sicurezza in grado di resistere anche al fuoco e a un eventuale allagamento. I manifesti sono riposti in grandi cassettiere di metallo che un sistema computerizzato è in grado di muovere e presentare a chi li richiede. In caso di consultazione, il manifesto verrà estratto dalle casse e collocato sul piano di lavoro sotto il controllo della rete di telecamere e del personale. Oltre alle sezioni della mostra ''Renato Casaro. L'ultimo cartellonista del cinema. Treviso, Roma, Hollywood'', nella Chiesa di Santa Margherita sarà mostrato anche il ciclo delle Storie di Sant'Orsola di Tommaso da Modena, uno dei capolavori della pittura europea del '300. La tecnologia virtuale - attraverso un imponente mapping show dinamico che coinvolge le pareti alte 13 metri e l'intero pavimento - consentirà di ricreare il luogo per il quale ciclo era stato ideato e realizzato, la cappella di ponente dell'abside. Gli affreschi originali non sono andati perduti grazie allo 'stacco' realizzato tra il 1882 e l'anno successivo, prima dell'abbattimento di gran parte dell'edificio, dall'abate Luigi Bailo e ora fanno parte del patrimonio del Museo Civico di Santa Caterina.
   

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