BRUXELLES - Un voto sul filo del rasoio. La candidata designata dai Ventotto alla presidenza della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, si giocherà il tutto per tutto martedì pomeriggio al Parlamento europeo. Le prossime ore sono dunque cruciali per la ministra tedesca, decisa a mantenere il cordone anti-sovranisti e dunque anche a rischiare a Strasburgo, puntando esclusivamente sul sostegno delle forze pro-Ue. In caso di vittoria sarebbe la prima donna a presiedere l'esecutivo comunitario, facendo tornare ai tedeschi dopo decenni la presidenza di Palazzo Berlaymont. In questa fase delicata si moltiplicano i contatti fra i gruppi politici, mentre la candidata a succedere a Juncker è intenta a limare il discorso che farà in aula nel tentativo di convincere il numero più alto possibile di eurodeputati.
Al momento può contare sull'apporto del suo gruppo, i Popolari, dove siede Forza Italia, anche se sono forti i malumori nella Cdu bavarese, che ha mal digerito l'uscita di scena di Manfred Weber. Sostegno avrà anche da una parte dei Socialisti, che però arrivano divisi al voto, con il Pd ancora incerto, e dei liberal-centristi di Renew Europe, che chiedono maggiori tutele sullo stato di diritto. "Stiamo valutando", è il ritornello ribadito dagli indecisi. In forse una parte dei Conservatori, e anche il M5S. Tra i contrari i 74 eurodeputati Verdi - che la von der Leyen non è riuscita a inglobare nella maggioranza a suo favore - e i 41 della sinistra Gue, a cui si aggiungerà anche il fuoco amico dei socialisti tedeschi. Mentre la chiusura totale da parte della candidata presidente ad incontrare il capogruppo di Identità e democrazia, il leghista Marco Zanni, sembra mettere la parola fine, al momento, alle speculazioni degli ultimi giorni sull'apertura di un dialogo tra la candidata tedesca e parte dei sovranisti. Il gruppo comunque deciderà lunedì sera.
Con questi numeri alla mano ne uscirebbe una maggioranza traballante, a geometrie variabili. Uno scenario rischioso a detta di molti analisti, convinti che Ursula faticherà non poco ad ottenere quei 374 voti necessari per superare il test. Una maggioranza stretta, risicata, che darebbe un segnale di debolezza per la nascente Commissione che la ministra vuole che sia politica e non di tecnici. Quanto ai futuri portafogli - con l'Italia che mira ad uno di peso come la Concorrenza, l'Industria o il Commercio -, siamo ancora in una fase transitoria, fanno trapelare dal suo staff. Von der Leyen intende incassare la fiducia del Parlamento per poi mettersi al lavoro e dare forma al suo gabinetto.
Le uniche certezze al momento sono il rispetto dell'equilibrio di genere, che la candidata considera imprescindibile, e i due alti ruoli da conferire a Frans Timmermans e Margrethe Vestager. Da sciogliere infine il nodo sulla futura presenza del tanto discusso segretario generale Martin Selmayr, braccio destro di Juncker e già finito più volte nel mirino del Parlamento per le modalità della sua nomina: tra l'altro è tedesco anche lui, e pare difficile immaginare un presidente e un segretario generale della Commissione entrambi made in Germany.
Martedì sarà l'ora della verità. Von der Leyen marcia dritto verso Strasburgo avendo seccamente rifiutato l'ipotesi di un rinvio del voto a settembre. Ma uno scacco alla regina rappresenterebbe uno scenario che pochi auspicano a Bruxelles: comporterebbe riaprire la procedura della designazione da parte dei capi di Stato e di governo di un nuovo candidato, mettendo in forse due degli altri top job già scelti, l'Alto rappresentante Ue e il presidente della Bce.
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