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Il Parlamento chiede di limitare il potere della Cina sulle infrastrutture critiche

Il Parlamento chiede di limitare il potere della Cina sulle infrastrutture critiche

'A rischio porti, reti telecomunicazioni e i cavi sottomarini' 

17 gennaio 2024, 18:00

Redazione ANSA

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Il Parlamento chiede di limitare il potere della Cina sulle infrastrutture critiche - RIPRODUZIONE RISERVATA

STRASBURGO, 17 GEN - La Cina, attraverso la cosiddetta strategia di fusione militare-civile, sta ottenendo sempre più accesso ed esercitando sempre più influenza sulle infrastrutture critiche europee. Questo l'allarme sollevato da una risoluzione dell'Eurocamera adottata mercoledì con 565 voti favorevoli, 26 contrari e 31 astensioni, nella quale si sottolinea la vulnerabilità delle infrastrutture vitali europee e si chiede all'Ue e agli Stati membri di attuare rapidamente il loro quadro normativo per escludere le entità che potrebbero favorire l'influenza cinese, soprattutto nel campo delle tecnologie con applicazioni militari. L'influenza cinese, sostengono gli eurodeputati, si estende su diversi settori di vitale importanza per l'Ue, come le infrastrutture di trasporto e i porti, le reti di telecomunicazioni, i metalli rari e i cavi sottomarini. Tale strategia, viene evidenziato, è un programma guidato e diretto dallo Stato cinese che strumentalizza tutti i livelli del potere statale e commerciale per rafforzare e sostenere il Partito Comunista Cinese e il suo braccio armato, l'Esercito di Liberazione Popolare. L'Eurocamera ha approvato anche un testo dedicato alla strategia portuale europea nel quale ricorda gli avvertimenti delle intelligence Ue sul rischio della presenza economica di Paesi extra-Ue nei porti europei. I rischi comprendono dipendenza economica, spionaggio o sabotaggio, spiegano gli eurodeputati, sostenendo che l'influenza straniera nei porti dell'Ue dovrebbe essere limitata e chiedono alla Commissione e ai governi dell'Ue di effettuare urgentemente una valutazione del rischio del coinvolgimento della Cina e di altri paesi extra-Ue nelle proprie infrastrutture marittime.

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