BRUXELLES - È un coro unanime di sì all'avvio dei negoziati all'Ue della Bosnia-Erzegovina quello levatosi dalla Commissione Affari Esteri del Parlamento europeo che si è confrontata oggi sul tema dell'allargamento dell'Ue con i ministri degli Esteri di alcuni Stati membri.
In prima fila, Vienna che per bocca della ministra per gli affari europei Karoline Edtstadler, ha esortato a "sfruttare questo momento" per "rafforzare le forze pro-europee in Bosnia-Erzegovina e mantenere il percorso di riforma". Dello stesso avviso Peter Sztaray, segretario di Stato alla Sicurezza dell'Ungheria, che nel suo intervento ha auspicato "una decisione importante" sull'avvio dei negoziati all'Ue della Bosnia-Erzegovina al vertice dei leader europei di questa settimana.
Negli ultimi anni, "si è persa un po' di credibilità" ha commentato la ministra degli Esteri slovena, Tanja Fajon, in riferimento al rallentamento subito dal processo di integrazione dei Balcani occidentali. Con l'aggressione russa all'Ucraina, ha aggiunto, "c'è un nuovo slancio e noi vogliamo cavalcare quest'onda, perché vogliamo che entro il 2030 l'Europa sia più grande e compatta".
Più prudente il ministro degli Esteri danese, Lars Rasmussen, che ha riconosciuto i "molti progressi" compiuti da Sarajevo, pur ammettendo che "resta ancora tanto lavoro da fare". Più in generale, Rasmussen ha segnalato "una certa stanchezza" per l'allargamento "imputabile anche alla guerra tra Russia e Ucraina", ma ha sottolineato la necessità di "mantenere lo slancio per inviare un segnale chiaro" tanto ai paesi candidati quanto alla Russia, senza tuttavia "discostarci da un approccio improntato al merito".
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