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L’Unione e l’Europarlamento
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Le Regioni italiane hanno fatto scelte diverse in merito alla quantità di fondi da allocare. La provincia autonoma di Bolzano è stato l’ente che più ha investito sul tema della crescita sostenibile rispetto alle risorse a disposizione: circa 317,1 milioni su 634,9 totali. Seguono la Sicilia, la Campania e la Calabria, con rispettivamente il 46, il 45 e il 37% dei fondi della programmazione. La Liguria è invece la Regione che ha investito di meno su questa sfida, con solo 197,4 milioni. Sul tema relativo all’adattamento del cambiamento climatico, le Regioni che hanno investito una quota più consistente (tra il 40 e il 43%) sono il Molise, l’Abruzzo e la Provincia Autonoma di Trento. Sull’economia a bassa intensità di carbonio, è il Friuli - Venezia Giulia ad allocare oltre il 50%. Sul tema della protezione ambientale, Trento e la Valle d’Aosta allocano la maggiore quota di risorse (oltre il 50%). Infine, soltanto Sicilia, Puglia, Campania e Basilicata hanno investito nelle reti infrastrutturali.
Degli oltre 72 miliardi assegnati al nostro Paese nel quadro finanziario pluriennale 2014-2020, ben 4,9 miliardi sono stati andati all’economia a bassa intensità di carbonio per il periodo 2014-20. Il che fa dell'Italia il terzo beneficiario in Ue in questo ambito, dopo Polonia e Spagna.
“L’Europa ha sempre svolto un ruolo da apripista. Tutte le varie direttive che si sono succedute nel nostro settore ci hanno quasi forzato a seguire una certa strada”, aggiunge Cocco, che definisce le iniziative di Bruxelles “un bello stimolo” per le regioni italiane.
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