PAVIA - "E' doloroso constatare che a distanza di pochi anni dalla precedente indagine sui falsi vini Doc in Oltrepò Pavese, che aveva coinvolto circa 200 persone, quella lezione non sia servita". E' l'amaro commento con cui Giorgio Reposo, procuratore capo di Pavia, ha presentato l'esito dell'operazione "Dioniso", che ha portato all'arresto di 5 persone e all'emissione di 2 obblighi di firma.
Nel mirino degli inquirenti è finita la Cantina Sociale di Canneto Pavese (Pavia). Dall'indagine condotta dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza è emerso che gli accusati, per produrre falso vino con marchio Doc, Igt o Bio, non esitavano anche a "miscelarlo" con acqua, zucchero (per aumentare la gradazione alcolica) e anidride carbonica (per renderlo più effervescente).
La misura degli arresti domiciliari è stata disposta per: Alberto Carini, 46 anni, presidente della Cantina Sociale di Canneto Pavese (Pavia), Carla Colombi, 65 anni, stretta collaboratrice del presidente, Aldo Venco e Massimo Caprioli, enologi, e Claudio Rampini, 63 anni, mediatore vitivinicolo.
L'obbligo di firma è stato disposto per due produttori della zona, che avevano rapporti con la Cantina.
Gli indagati sono accusati di "associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agroalimentari (Doc e Igt) nonché all'utilizzo e all'emissione di fatture false che servivano a giustificare quantitativi di vini etichettabili con denominazioni pregiate, non presenti in magazzino, e sostituiti dal produttore con vini di qualità inferiore, alterati e destinati alla vendita come vini di tipologie tipiche dell'Oltrepò Pavese".
Sono state eseguite anche 28 perquisizioni in cantine ed aziende vinicole di Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. Dall'inchiesta, avviata nel settembre del 2018, erano emersi consistenti ammanchi di cantina: ossia la differenza tra la quantità fisica di vino presente nelle cisterne e quella commerciale riportata nei registri (che era decisamente superiore). "L'ammanco, risultato pari a circa 1.200.000 litri - sottolinea un comunicato congiunto di Procura, Carabinieri e Guardia di Finanza -, ha determinato per il produttore una ulteriore possibilità di vendita di vino contraffatto per un valore economico di svariati milioni di euro. L'ammanco è stato dolosamente creato falsificando le rese dell'uva per ettaro mediante bolle di consegna relative ad uve mai conferite in azienda da agricoltori compiacenti". Per il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova "l'operazione conferma quanto il nostro sistema dei controlli sia efficiente e coordinato e testimonia l'enorme attenzione che l'Italia pone nel tutelare le proprie produzioni di qualità". "È una vicenda che rischia di avere conseguenze molto gravi - sottolinea Stefano Greppi, presidente di Coldiretti Pavia - e che va a colpire un comparto fondamentale per il nostro sistema agroalimentare".(ANSA).