Incontro bilaterale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Il lungo faccia a faccia, di un'ora e quaranta, ha avuto luogo in un albergo del centro storico di Bruxelles. Tra i temi al centro del colloquio, a quanto si apprende, la gestione dei flussi migratori, il sostegno all'Ucraina, la politica industriale europea, l'energia e la riforma del Patto di stabilità e crescita.
E' stato un tete-a-tete senza delegazioni quello che è avvenuto tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni all'hotel Amigo. La presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica francese, dopo essere arrivati separatamente in albergo, si sono visti in uno dei piani superiori della struttura per un faccia a faccia esclusivo, iniziato intorno alle 23. E' il primo bilaterale tra i due, dopo le tensioni scoppiate sulla vicenda migranti e sulla riunione che, lo scorso febbraio, prima del summit dei 27, Macron organizzò con Volodymyr Zelensky all'Eliseo invitando il solo Olaf Scholz. Per una pura coincidenza anche il cancellerie federale tedesco alloggia nello stesso albergo e, dopo il Consiglio, è riunito con il suo staff al bar situato nella hall della struttura.
Al termine della prima giornata del consiglio Ue, per la quale Giorgia Meloni si dice soddisfatta, arriva il faccia a faccia, in un noto albergo nel centro di Bruxelles, tra la premier italiana e il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ufficiale dopo i due colloqui informali di Roma e Sharm el Sheikh e soprattutto necessario per sciogliere tensioni e incomprensioni. La prima novità sul posizionamento che potrebbe avere l'Italia sui principali dossier Ue, il bilaterale con il presidente francese, arriva a metà giornata.
Migranti, Meloni: 'Oggi tema centrale in Europa'
"L'incontro con Emmanuel Macron? E' previsto dopo cena". Non era scontato che ci fosse ed è un faccia a faccia che per l'Italia arriva forse nel momento migliore. Con Parigi avvolta nella guerriglia, Macron ha bisogno di sponde sui suoi temi europei: il nucleare, la risposta comune alle migrazioni, un fondo ad hoc per le tecnologie pulite e il rilancio della competitività dell'Unione. L'incontro con Macron arriva al termine di una serpentina di dibattiti, tra Ucraina, piano Net Zero, Patto di Stabilità, energia e migranti. Non è un vertice facile per nessuno perché si pone come una sorta di primo tempo di una partita che si concluderà a fine giugno, con la possibilità di un summit straordinario a maggio. E' il vertice delle sfide di medio e lungo termine. E dei posizionamenti. La premier arriva all'Europa Building con un triplice obiettivo: mantenere il punto - fortemente critico - sull'eccessiva ideologizzazione del Green Deal, difendersi dai falchi sulla riforma del Patto di Stabilità che sarà partorita solo ad aprile e rilanciare la battaglia sui migranti. E su due di queste tre battaglie la sponda di Parigi, per l'Italia, è imprescindibile.
"Sui migranti mi aspetto passi avanti dall'Ue ma posso dire di essere soddisfatta della bozza di conclusioni", è l'esordio di Meloni. Intervenendo nella sessione a fine giornata dedicata ai migranti, la premier lancia l'allarme sulla Tunisia: "Se la Tunisia crolla del tutto si rischia una catastrofe umanità, con 900mila rifugiati", avverte la premier che, ringraziando la Commissione per il lavoro svolto su impulso del Consiglio europeo di febbraio e per la lettera a seguito della tragedia di Cutro, ha evidenziato come occorrano azioni rapide e concrete per evitare una situazione in cui le organizzazioni criminali controllano i traffici umani sulle rotte del Mediterraneo. Le conclusioni in realtà non segnano alcuna svolta ma ribadiscono la necessità di una rapida attuazione del Piano d'Azione della Commissione. Il presidente del consiglio europeo Charles Michel rimarca l'apprezzamento per l'accelerazione impressa al dossier migranti e dà appuntamento al consiglio Ue di giugno. Dove i leader Ue dovranno fare i conti anche con le garanzie umanitarie che potrà offrire la Libia a chi sarà impedito di partire.
Nel panel sull'Ucraina, presente il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, Meloni spiega che la guerra ha provocato uno "shock geopolitico" non solo sul fronte Est ma anche su quello Sud. Destabilizzando il Sahel - con il contributo della Wagner - e creando una "tempesta perfetta" nel Maghreb, dove la Tunisia rischia di saltare in aria. E, non a caso, la premier torna su un punto caro all'Italia: Banca Mondiale, Fmi e Ue sono invitati a fare di tutto per sborsare i fondi a Tunisi. Sui migranti i 27 camminano sui carboni ardenti. Almeno in dieci ne parlano a cena e ognuno porta acqua al suo mulino.
"Bisogna attuare il regolamento di Dublino e rafforzare le frontiere", sottolinea l'olandese Mark Rutte. I Paesi Med, Italia in testa, ribadiscono la necessità di azioni comuni per prevenire le partenze e una seria applicazione del principio di solidarietà. Chiedendo, anche, più fondi europei. Ma sui migranti, e non solo, si riversano anche parte delle tensioni tra i vertici Ue: Ursula von der Leyen, a cena, illustra i progressi operativi fatti dalla Commissione quando, nel pomeriggio, circola un'analisi tecnica degli uffici del Consiglio che tacciano di "vaghezza" le misure messe in campo. Al vertice di inizio primavera si litiga, ma non troppo. Come sul tema della competitività. "Oggi a tutti sono chiesti importanti investimenti per la transizione ecologica, digitale, per le catene di approvvigionamento strategiche. Non si può pensare che gli investimenti necessari a rendere competitivo il nostro sistema non siano tenuti in considerazione nella governance", è la linea di Meloni. L'idea è quella di una golden rule nel nuovo Patto o di permettere ai Paesi con elevato debito un percorso di rientro non su 4 ma su 7 anni. "L'Ue impari dai suoi errori", scandisce Meloni, consapevole della serietà del tema. Perché, parallelamente, prosegue la trattativa sul Pnrr e sulle modifiche che vorrebbe presentare l'Italia. Ne parlano, nel pomeriggio, il ministro per gli Affari Ue Raffaele Fitto e il commissario Paolo Gentiloni. La trattativa non è facile, anzi. Nel frattempo la luce verde dell'Ue sulla terza tranche di fondi del Recovery non è ancora arrivata.
Ucraina, Metsola: 'L'Europa stara' sempre dalla parte di una pace giusta'
Consiglio Europeo, ora un pacchetto di aiuti alla Moldavia
"L'Unione europea continuerà a fornire tutto il sostegno pertinente alla Moldavia, anche per rafforzare la resilienza, la sicurezza, la stabilità, l'economia e l'approvvigionamento energetico del paese di fronte alle attività destabilizzanti di attori esterni, nonché a sostenere il suo percorso di adesione all'Unione Europea. Il Consiglio europeo invita la Commissione a presentare un pacchetto di sostegno prima della sua prossima riunione". Lo si legge nelle conclusioni adottate dal Consiglio Europeo dopo le discussione dedicate all'Ucraina.
"L'Unione Europea e gli Stati membri stanno aumentando gli sforzi per contribuire a soddisfare le pressanti esigenze militari e di difesa dell'Ucraina. Tenendo conto degli interessi di tutti gli Stati membri in materia di sicurezza e di difesa, il Consiglio Europeo accoglie con favore l'accordo raggiunto in sede di Consiglio per la consegna urgente all'Ucraina di munizioni terra-terra e di artiglieria e, se richiesto, di missili".
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