La Commissione Ue ha aperto la procedura per deficit eccessivo su Italia, Francia e altri cinque Paesi. E' un passaggio ampiamente atteso da Roma, che si tradurrà però solo a novembre nella raccomandazione formale sull'entità di aggiustamento richiesto. Con il Patto di stabilità, rivisto e ora di nuovo in vigore, segna però il fischio di inizio di un nuovo ciclo di attenzione sui conti pubblici. "Non dobbiamo confondere la cautela nella spesa con l'austerità", ha ammonito il commissario all'Economia Paolo Gentiloni.
"La cautela nella spesa è necessaria nei paesi ad alto debito e deficit molto alto", ma l'Italia "ha un volume di fuoco possibile di investimenti senza precedenti" con il Pnrr e deve quindi "moltiplicare gli sforzi" sul Recovery. La procedura, per il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, "era ampiamente prevista". "Abbiamo un percorso, avviato dall'inizio del governo, di responsabilità della finanza pubblica sostenibile, che è apprezzata dai mercati e dalle istituzioni Ue, andremo avanti così".
La relazione sulla procedura per deficit della Commissione andrà ora al Comitato economico finanziario, a luglio ci sarà la proposta della Commissione al Consiglio, poi al vaglio dell'Ecofin a giugno. Solo a novembre con il pacchetto di autunno, e assieme al parere sul documento programmatico di bilancio (da presentare entro il 15 ottobre), la Commissione farà la proposta sulla raccomandazione al Consiglio (all'Ecofin di dicembre) chiedendo concretamente di intervenire sui conti: un unicum nel semestre europeo, legato alla transizione al nuovo Patto. Il vero momento di svolta per i conti pubblici visti dall'Ue sarà infatti già venerdì 21 giugno, quando l'esecutivo comunitario darà le nuove 'traiettorie di riferimento', per far rientrare oltre al deficit soprattutto il debito (è previsto nel 'braccio preventivo' del nuovo Patto, mentre la correzione per deficit è nel 'braccio correttivo').
Il dato non sarà annunciato in teoria fino a novembre, quando Roma e gli altri Paesi dovranno presentare una proposta sul piani di spesa a 4 o 7 anni. Il think tank Brugel stima l'aggiustamento nei 7 anni per l'Italia dello 0,6%, corrispondente a circa 12 miliardi. Un'ipotesi verosimile, secondo quanto si apprende a Bruxelles, pur senza aggiornamenti sugli ultimissimi conteggi della Commissione. A politiche invariate, comunque, nel Def l'Italia prevede che già dopo il 7,4% del 2023 il deficit scenda al 4,3% del Pil nel 2024, al 3,7% nel 2025 e al 3% nel 2026. "Vediamo quando ci arriva - ha detto Giorgetti sulla traiettoria per l'Italia -, abbiamo fatto le diverse ipotesi. Vediamo quelle più favorevoli e quelle meno". Con la manovra "bisognerà essere molto selettivi, privilegiare le politiche più utili e valutare quelle che sono meno utili. E' un grande lavoro che nei prossimi mesi dovremo fare".
Da Bruxelles è arrivata in giornata anche una sorta di 'promozione' per l'Italia, che non è ritenuta più in 'squilibrio macroeconomico eccessivo', ma solo in 'squilibrio', stando all'esame per monitorare i rischi nel coordinamento delle politiche economiche Ue. La Commissione ha però ancora una volta richiamato la "vulnerabilità" dell'Italia sull'alto debito pubblico, visto in risalita nel 2024 e 2025. "Sono chiaramente necessarie ulteriori azioni" per ridurlo, ha detto. Ha chiesto poi all'Italia "riforme e investimenti" per sostenere una produttività limitata, e ha richiamato Roma a "ulteriori sforzi politici" sulla realizzazione del Pnrr. Ha invitato ancora una volta l'Italia a intervenire per limitare l'evasione fiscale, aumentando i controlli e incoraggiando i pagamenti elettronici.
Il ritardo sulla riforma delle concessioni balneari resta poi "motivo di preoccupazione", oltre a ridurre il gettito.
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