Le preferenze ottenute dai candidati dei diversi partiti offrono come non mai una interessante analisi del voto complessivo, a partire dalle 2,4 milioni ottenute dalla premier Meloni nelle cinque circoscrizioni in cui ha corso o alle oltre 500mila incassate dal generale Vannacci in cinque circoscrizioni e al mezzo milione ottenute nella sola circoscrizione Sud di Antonio Decaro.
Se si osserva il divario in ogni circoscrizione tra le preferenze di Giorgia Meloni e quelle degli altri candidati di Fdi, si vede che è enorme. Ad esempio nel Nord-Ovest la premier ha ottenuto 623.684 suffragi e il secondo, Carlo Fidanza, 50.751, e a seguire gli altri. Un segnale che tutti i candidati hanno fatto una campagna per portare la seconda preferenza alla loro leader, indice di un partito compatto come una falange. I 2,4 milioni di Meloni la collocano all'altezza degli score di Berlusconi, quando Fi superava il 30%.
Diversa la situazione nel Pd, dove le preferenze hanno svolto la funzione di "congresso" interno, in cui i candidati riformisti dell'area Guerini hanno surclassato quelli dell'area della segreteria. Clamorose le 495.918 preferenze di Antonio Decaro al Sud, numeri che ricordano Emilio Colombo dei tempi d'oro, e che sono oltre il doppio di quelli di Lucia Annunziata (241.016), la capolista scelta da Schlein.
Terzo Lello Topo, legatissimo al governatore Vincenzo De Luca e sopra, insieme a Pina Picierno, a Ruotolo, membro della segreteria. Ma in tutte le circoscrizioni i candidati riformisti sono andati meglio dei candidati della segreteria a partire da Stefano Bonaccini (389.284), Giorgio Gori (210mila), Dario Nardella (100mila), Matteo Ricci (84mila), fino Peppino Lupo nelle Isole, secondo dietro la capolista Schlein e davanti ai candidati "ufficiali".
Le 532.368 preferenze incassate di Roberto Vannacci nelle cinque circoscrizioni danno ragione a Matteo Salvini. Per esempio nel Nord Ovest, i 186.637 suffragi del generale sono oltre il doppio di quelli della capolista Silvia Sardone (75 mila), europarlamentare uscente e grande raccoglitrice di preferenze. Considerando che rispetto alle politiche la Lega è scesa nella stessa circoscrizione da 995 mila voti a 802 mila, si può presumere che il calo sarebbe stato maggiore senza il contributo di Vannacci.
Tra i grandi sconfitti un focus va sulle preferenze di Matteo Renzi ed Emma Bonino nella lista Stati Uniti d'Europa, con il primo che batte la seconda nelle due circoscrizioni in cui erano entrambi candidati: nel Nord Ovest Renzi è a quota 64.977 e Bonino a 45.353, mentre al Centro il primo arriva a 54.096 preferenze e la seconda si ferma a 21.757; il che consente a Carlo Calenda di affermare che l'alleanza con Iv ha spinto gli elettori di +Europa a non confermare il loro voto, dirottandolo magari su Avs.
La chiusura delle urne e lo spoglio consegna anche una prima lista dei "promossi e bocciati" a queste europee. Tra i volti noti che andranno a Strasburgo figurano - oltre a Roberto Vannacci e Ilaria Salis - Lucia Annunziata, Pasquale Tridico, Nicola Zingaretti, Cecilia Strada, Antonio Decaro, Stefano Bonaccini e Mimmo Lucano.
Niente Europa per tutti i candidati delle liste che non hanno superato la soglia di sbarramento: oltre ai già citati Renzi, Calenda, Bonino, senza seggi anche Santoro, Bandecchi e Cateno De Luca.
"Marco Tarquinio è stato eletto Parlamentare Europeo! E io ne sono molto felice - ha scritto su Facebook Paolo Ciani, deputato del Pd - Italia democratica e progressista -: un uomo di cultura, di pace, un amico. Grazie a tutti coloro che hanno collaborato in ogni modo per raggiungere questo importante risultato! #LaPaceèmeglio".
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