Il vecchio e i giovani, cosi' vince la Spagna
Mazzone: Aragones dimostra che per allenatore eta' e' un pregio
(ANSA) - VIENNA, 27 GIU - Il vecchio e i giovani, una
combinazione che ha prodotto una squadra imbattuta dal
novembre del 2006. E' questo il volto di una Spagna bella e
impossibile, la nazionale piena di campioni che non vincono
mai un titolo ed ora vogliono smentire se stessi, perche'
domenica notte, Germania permettendo, potrebbe cambiare la
storia. Vada come vada, la Spagna avra' il suo trionfo,
perche' tutti gli uomini della 'Roja' sfileranno lunedi' a
Madrid, sul Paseo de la Castellana, a bordo di un autobus
scoperto, ma ben diversa sarebbe la gioia di una conquista
importante 44 anni dopo il successo europeo di Luis Suarez e
compagni contro l'Urss del 'Ragno Nero' Lev Jascin. In
tribuna a Vienna ci saranno tifosi eccellenti, come Re Juan
Carlos, la Regina Sofia e il Premier Zapatero, e non sarebbe
educato mandar loro la serata di traverso. La Spagna ha il
ct piu' anziano di Euro 2008 alla guida della squadra con
l'eta' media piu' bassa dopo la Russia battuta ieri, i quasi
70 anni (li compira' il 28 luglio) di Luis Aragones contro i
26,4 della sua squadra, il cui valore medio di mercato e'
stato calcolato in 435 milioni d'euro. Un anno fa Luis
volevano cacciarlo, lui si e' tappato le orecchie andando
avanti e affezionandosi sempre piu' ai suoi ragazzi, a parte
Raul lasciato a casa perche, secondo il ct, troppo
'primadonna'. Il ct e' diventato quasi un secondo padre, ed
ecco perche' Casillas, non uno qualsiasi, adesso dice ''il
nostro vero fenomeno e' Aragones'', in un mix d'eta' e
sentimenti sempre piu' funzionante. Aragones puo'
permettersi di riprendere Torres che contesta una
sostituzione ricordandogli che fu lui a lanciarlo in prima
squadra nell'Atletico quando il biondino aveva appena
compiuto 17 anni, e il ragazzo risponde ''ce l'avevo con me
stesso, non potrei mancare di rispetto a uno che ancora
adesso e' il mio maestro''. Era una frase dettata dal cuore,
l'unico che non ha gradito certi rimproveri e' stato Sergio
Ramos, l'amante dei locali notturni nel giorno di riposo
concesso dal tecnico, ma tutto e' finito quasi subito
perche' questo e' un gruppo unito e anche nelle migliori
famiglie il padre rimprovera il figlio che fa tardi, e
quello lo accetta. Aragones che a 70 anni meno un mese
riceve una ricca offerta dal Fenerbahce, ed ora tutta la
Spagna gli chiede di restare, e' la rivincita sui quei
tecnici della 'nouvelle vague' e i nuovi profeti della
panchina che si sentono tali appena smettono di giocare. Lo
pensa, e lo dice, anche il decano delle panchine italiane,
quel Carletto Mazzone che a 71 anni, proprio perche' si
sente come Aragones, non nasconde di guardare con simpatia
alle furie rosse. ''La Spagna in finale all'Europeo - spiega
Mazzone - e' la dimostrazione che per un allenatore l'eta'
non e' un difetto ma un pregio, perche' con il tempo si
matura e un tecnico diventa piu' psicologo. Anche io a 45
anni pensavo di essere un mago, ma il Carletto che ha 70
anni boccia quello di allora, ho capito che sono molto
migliorato con il tempo. La Spagna vince perche' i giocatori
vedono in Aragones un padre, e perche' l'esperienza per un
allenatore e' fondamentale: un tecnico giovane e' piu'
istintivo, quello anziano e' invece piu' capace di
comprendere la psicologia dei giocatori, e viene ascoltato
di piu', gestisce i calciatori quasi come fossero dei figli,
e mi sembra che infatti Aragones lo abbia anche detto''.
''Io non condivido il modo di fare - continua Mazzone - di
certi allenatori che fanno gli amici dei giocatori e ci
giocano insieme in allenamento, cosi' si diventa meno
credibili, lo dice uno che tra i suoi maestri ha avuto il
'Paron' Nereo Rocco''. Il Saggio di Hortaleza in finale
contro il suo opposto, il 'belloccio' Joachim Loew che guida
la Germania, ha il look giusto e non andrebbe mai in
panchina in tuta come fa Aragones. Che sta nel calcio da una
vita e ha l'eta' giusta per insegnarlo, basti guardare come
gioca la Spagna che sogna un titolo che sarebbe meritato. E
se le cose dovessero andar male il tecnico tedesco potrebbe
perfino fare la fine di Donadoni, un altro 'giovanotto'.